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116 il filocolo

figura del sole, perciò che piú non porgeva luce; e la luna impalidita aveva perduti i suoi raggi, e similmente tutti gli altari di Marmorina gli parevano ripieni d’innocente sangue umano, e tutti i cittadini piangere con altissimi guai sopr’essi. I paurosi animali e’ feroci insiememente gli parevano per paura fuggir nelle caverne della terra, e gli uccelli ad ora ad ora cader morti, né pareva che arbore ne potesse alcuno sostenere. E poi che queste cose a Florio, che di paura piangeva, si mostrarono, gli pareva veder davanti a sé la santa dea Venus, in abito senza comparazione dolente, e vestita di neri e vilissimi vestimenti, tutta stracciata piangendo, alla quale Florio disse: «O santa dea, qual è la cagione della tua tristizia, la quale movendomi a pietá mi costringe a piangere, come tu fai? E dimmi perché i subiti mutamenti de’ cieli e della terra avvenuti sono? Intende Giove di fare l’universo tornare in caos come giá fu? Non mel celare, io te ne priego, per la virtú del potente arco del tuo figliuolo». «O me misera rispose Venere, ora ètti occulta la cagione del pianto degli uomini e degl’iddii? Levati su, che io la ti mostrerò»; e preso Florio, involto seco in una oscura nuvola, sopra Marmorina il portò, e quivi gli fece vedere l’avvelenato pavone posto in mano a Biancofiore dal siniscalco, e ’l pensato inganno, e la subita presura, e ’l crudele rinchiudimento, e la malvagia e iniqua sentenza della morte ordinata di dare contro a Biancofiore: le quali cose mostrategli e riportatolo piangendo di vere lagrime nella sua camera, gli disse: «Ora t’è manifesta la cagione del nostro _pianto». «Oimè!» rispose Florio, «quando ti vidi, santa dea, madre del mio signore, senza la risplendente luce degli occhi tuoi e senza gli adorni vestimenti, privata della bella corona delle amate frondi da Febo, incontanente mi corse all’animo la cagione la quale tu hai ora fatta visibile agli occhi miei: ond’io ti priego che mi dica qual morte piú crudele io possa eleggere, poi che Biancofiore muore. Insegnalami, ché io non voglio piú vivere appresso la sua morte. Io sono disposto a volere seguire la sua anima graziosa dovunque ella andrá, ed essere cosí congiunto a lei nella seconda