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libro secondo | 111 |
chi questo abbia voluto fare, ancora è apertissimo per molte ragioni che Biancofiore è stata; la qual cosa molto mi pare iniqua a sostenere che senza debita punizione si trapassi, pensando al grande onore che io nella mia corte le ho fatto, sí come di recarla da serva a libertade, e farla ammaestrare in iscienza, e continuamente vestirla con vestimenti reali col mio figliuolo, e darla in compagnia alla mia sposa, credendo di lei non nemica ma cara figliuola avere. E sí come avete potuto questa mattina vedere e udire, non si finiva questo anno che io intendeva di maritarla altamente, perciò che giá vedeva la sua eta richiedere ciò. E di tutto questo a me è avvenuto come avviene a chi riscalda la serpe nel suo seno, quando i freddi Aquiloni soffiano, che egli è il primo da lei morso. Vedete che similmente ella in guiderdone del ricevuto onore m’ha voluto uccidere: e sí avrebbe ella fatto, se ’l vostro avvedimento non fosse suto. Laonde io intendo, sí come detto v’ho, di volerla di ciò gravemente punire, acciò che mai alcun’altra a sí fatto inganno fare non si metta. Ma però che di ciò dubito che non mi seguisse piú vergogna che onore, se subitamente il facessi, perciò che parra a molti impossibile a credere per la sua falsa piacevolezza, la quale ha a molti gli animi presi, io voglio primieramente il vostro consiglio, e ciò tutti fedelmente porgere mi dovete, disiderando il mio onore e la mia vita, come membri e vero corpo di me vostro capo».
Lungamente si tacque ciascuno, poi che il re ebbe parlato; e bene avrebbono risposto volentieri il duca e Ascalione, però che a loro pareva manifestamente conoscere chi questo veleno aveva mandato e ordinato; ma perciò che la volontá del re conobbero, ciascuno si tacque, dubitando di non dispiacergli. E similmente fero tutti quelli che presenti erano, fuori che Massamutino, il quale dopo lungo spazio, dimorando tutti gli altri taciti, si levò e disse: «Caro signore, io so che ’l mio consiglio sará forse a questi gentili uomini, qui presenti, sospetto per la presura che di me subita fare faceste senza colpa, e so che diranno che ciò che io consiglio, io il faccia