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110 | il filocolo |
membro ad un altro cane, il quale non prima l’ebbe mangiato, che, con simile modo voltandosi che ’l primo, e del mortale dolore affannato, cadde, e quivi in presenza di tutti morí. Onde il re con furioso atto gridò: «Chi ha la nostra vita con veleno voluta abbreviare?». E gittata in terra la tavola che dinanzi a lui era, si dirizzò, e comandò che subitamente Biancofiore, il siniscalco e Salpadino fossero presi, però che dubitava che alcuno d’essi tre avvelenare l’avesse voluto co’ suoi compagni. O sommo Giove, or non potevi tu sostenere che quel cibo avesse ingannato lo ingannatore, prima che la innocente giovane tanta persecuzione ingiustamente ricevesse? Or tu sostenesti che i tuoi compagni fossero co’ membri umani tentati alla tavola di Tantalo, quando l’omero a Pelope fu rifatto con uno d’avorio; e similemente sostenesti che il misero Tereo sepoltura fosse dell’unico suo figliuolo! Erati dunque cosí grave per giusta vendetta abbagliare l’iniquo senso del re Felice? Ma tu forse per fare con gli avversi casi conoscere le prosperitá, provi le forze degli umani animi, poi con maggior merito guiderdonandoli.
Furono presi i tre senza dimora con rabbiosa furia, e messi in diverse prigioni. Ma poi che Biancofiore fu subitamente presa, niuno fu che mai parlare le potesse, né ella ad altri. Del siniscalco e di Salpadino furono le scuse diligentemente intese, e per innocenti in brieve lasciati, mostrando il siniscalco davanti a tutta gente con false menzogne Biancofiore e non altri quel fallo avere commesso. Di questo’ i circustanti si maravigliarono non poco, non potendo questo credere né pensare; ma pure il manifesto presentare del pavone faceva che tutti non potevano disdire quello che essi medesimi non avrebbono voluto credere. Ma poi che il gran romore fu alquanto racchetato, e il siniscalco e Salpadino per le loro scuse sprigionati, il re fece chiamare a consiglio molta gente, e principalmente coloro che con lui erano quella mattina stati a tavola, e adunato con molti in una camera, disse cosí: «Senza dubbio credo che a voi sia manifesto che io oggi sono stato in vostra presenza voluto avvelenare; e