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libro secondo | 97 |
aveva per questo ogni studio abbandonato, né di mangiare né di bere pareva che gli calesse: e tanto dubitava di tornare a Marmorina senza la licenza del re, acciò che egli a far peggio non si mettesse, ch’egli voleva avanti sostenere quella vita cosí noiosa; ed era giá tale nel viso divenuto, che di sé faceva ognuno maravigliare. E non avendo ardire di tornare a Marmorina, andava il giorno senza alcun riposo cercando gli alti luoghi, da’ quali egli potesse meglio vedere la sua paternale casa, ove egli sapeva che Biancofiore dimorava. E similmente la notte non dormiva, ma furtivamente e solo se n’andava infino alle porte del palagio del suo padre, non dubitando d’alcun fiero animale, o d’ombra stigia, o d’insidie di ladroni, o d’altra cosa: e quivi giunto, si poneva a sedere e con sospiri e con pianti piú volte le baciava, dicendo: «O ingrate porte, perché mi tenete voi che io non possa appressarmi al mio disio, il quale dentro da voi serrato ritenete?». E certo piú volte egli fu tentato di picchiare acciò che aperto gli fosse, o di romperle per passar dentro, ma per paura della feritá del padre, il cui intendimento giá apertamente conoscere gli pareva, se ne rimaneva, tornandosi a Montorio per l’usata via. E sí lo strigneva amore, che vita ordinata non poteva tenere, ma sí disordinata la teneva, che piú volte il duca e Ascalione avvedendosene il ripresero; ma poco giovava. Egli pure da amore costretto, piú volte mandò a dire al re che omai il caldo era grande, e allo studio piú attendere non poteva, e però egli se ne voleva con sua licenza tornare a Marmorina.
Il re, il quale piú volte aveva inteso che Florio voleva a Marmorina tornare, e similmente aveva udito a molti recitare la dolorosa vita ch’egli in Montorio menava, da grieve dolor costretto, sospirando se n’andò ad una camera dove la reina era, al quale, sí tosto come la reina il vide, dimandò quello che egli aveva, che sí pieno d’ira e di malinconia nell’aspetto si mostrava. Il re rispose: «Noi molto ci rallegrammo dell’andata di Florio a Montorio, credendo che egli incontanente dimenticasse Biancofiore, ma egli m’è stato detto da piú