Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/96

trista fortuna cosí.miseramente costrigne i dolenti! Tu ora fa promessa fede e a me dalla tua destra data, e li spergiurati iddii per li quali tu con sommo disio giurasti di ritornare, e le tue lusinghevoli parole delle quali molto eri fornito, e le tue lagrime con le quali non solamente il tuo viso bagnasti, ma ancora il mio, tutte insieme raccolte hai gittate a’ venti, e me schernendo, lieto vivi con la nuova donna.

Ohimè! or chi averebbe mai potuto credere che falsità fosse nelle tue parole nascosta e che le tue lagrime fossero con arte mandate fuori? Certo non io; anzi cosí come fedelmente parlava, cosí con fede le parole e le lagrime riceveva E se forse in contrario dicessi e le lagrime vere e i saramenti e la fede prestati con puro cuore, concedasi; ma quale scusa darai tu al non averli servati cosí puramente come promessi? Dirai tu: La piacevolezza della nuova donna ne è stata cagione?. Certo debole fia, e manifesta dimostrazione di mobile animo. E oltre a tutto questo, sarà egli però satisfatto a me? Certo no. O malvagissimo giovine! Non t’era egli manifesto l’ardente amore che io ti portava e porto ancora contro a mia voglia? Certo sí era; dunque molto meno d’ingegno ti bisognava ad ingannarmi. Ma tu, acciò che piú sottile ti mostrassi poi ne’ tuoi parlari, ogni arte volesti usare; ma tu non pensavi quanto poco di gloria ti sèguita ad ingannare una giovine, la quale di te si fidava. La mia semplicità meritò maggior fede che la tua non era. Ma che? Io ciò credetti non meno agl’iddii da te giurati, che a te, li quali io priego che facciano che questa sia la piú somma parte della tua fama, cioè avere ingannata una giovine che piú che sè t’amava.