Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/75

come credi tu che egli la fede a te promessa volesse rompere per alcun’altra? Egli nol farebbe giammai; e similemente nella sua discrezione ti dei fidare. Tu dei ragionevolmente pensare che egli non è sì poco savio, che egli non conosca che mattamente fa chi lascia quel ch’egli ha, per acquistare quello che non ha; se già quello che lasciasse non fosse piccolissima cosa per acquistare una grandissima, e di ciò speranza avere infallibile; il che in questo non può avvenire, però che se tu hai il vero udito, tu saresti nel numero delle belle nella sua terra, la quale niuna più ricca di te ne tiene o gentile; e oltre a questo, cui troverebbe egli, che sì l’amasse come tu l’ami? Esso, sì come in ciò esperto, conosce quanta fatica sia il disporre una donna, che di nuovo piaccia, a farsi amare, le quali, ancora che amino, il che di rado avviene, sempre il contrario mostrano di ciò che disiano. Egli, quando pure te non amasse, intorno a molte cose da altri suoi fatti impedito, non potrebbe ora vacare a dimesticare novelle donne; e però di ciò non pensare, ma tieni per certa regola, che quanto tu ami, cotanto se’ amata.

Ohimè! quanto falsamente argomentava, fatta sofistica contro al vero! Ma con tutto il mio argomentare mai non mi pote’ dell’animo cacciare la miserabile gelosia, entratavi per giunta degli altri miei danni. Ma pure, quasi veramente arguissi, alquanto alleviata, a mio potere da tale pensiero mi scostava.

Carissime donne, acciò ch’io non metta il tempo in raccontare ciascuno mio pensiero, quali le mie opere più sollecite fossero ascolterete; nè di ciò piglierete ammirazione, se furono nuove, perciò che non quali io l’avrei volute, ma quali Amore le mi dava,