Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/62

cresciute, delle quali co’ baci mescolate assai ne bevvi. Ma egli dopo molti sospiri così mi rispose: O sommo bene dell’anima mia, senza niuno fallo vere conosco le tue parole, e ogni pericolo in quelle narrato m’è manifesto; ma acciò che io, non come io vorrei, ma come la necessità presente richiede, brievemente risponda, ti dico che il potere con un corto affanno solvere un debito grande, credo da te mi si debbia concedere. Pensar dei ed esser certa che, benchè la pietà del vecchio padre mi strìnga assai e debitamente, non meno, ma molto più, quella di noi medesimi mi costrigne; la quale, se licita fosse a discoprire, scusato mi parrebbe essere, presumendo che, non che da mio padre solo, ma ancora da qualunque altro fosse giudicato quel che dicesti; e lascerei il vecchio padre, senza vedermi, morire. Ma convenendo questa pietà essere occulta, senza quella palese adempiere, non veggio come senza gravissima riprensione e infamia far lo potessi. Alla quale riprensione fuggire, adempiendo il mio dovere, tre o quattro mesi ci torrà di diletto fortuna; dopo li quali, anzi innanzi che compiuti siano, senza fallo mi rivedrai nel tuo cospetto tornato, a me come te medesima rallegrare. E se il luogo al quale io vo è così spiacevole come fai (chè è così a rispetto di questo, essendoci tu), ciò ti dee essere molto a grado, pensando che, dove altra cagione a partirmi quindi non mi movesse, per forza le qualità del luogo al mio animo avverse me ne farebbono partire e qui tornare. Dunque concedasi questo da te, che io vada; e come per addietro ne’ miei onori e utili se’ stata sollecita, così ora in questo divieni paziente, acciò che io, conoscendo a te gravissimo l’