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terra occultati. Ma perchè mi diletto io tanto intorno a queste parole? Io dico che io allora più volte ringraziai la santa dèa promettitrice e datrice di que’ diletti. Oh, quante volte io li suoi altari visitai con incensi, coronata delle sue fronde, e quante volte biasimai li consigli della vecchia balia! E oltre a questo, lieta sopra tutte l’altre compagne, scherniva li loro amori, quello ne’ miei parlari biasimando, che più nell’animo mi era caro, fra me sovente dicendo: Niuna è amata come io, nè ama giovine degno come io amo, nè con tanta festa coglie gli amorosi frutti come colgo io. Io, brievemente, aveva il mondo per nulla, e con la testa mi parea il cielo toccare, e nulla mancare a me al sommo colmo della beatitudine tenere, reputava, se non solamente in aperto dimostrare la cagione della mia gioia, estimando meco medesima che così a ciascuna persona, come a me, dovesse piacere quello che a me piaceva. Ma tu, o vergogna, dall’una parte, e tu, paura, dall’altra, mi riteneste, minacciandomi l’una d’etterna infamia, e l’altra di perdere ciò che nemica fortuna mi tolse poi. Adunque, sì come piacque ad Amore, in cotal guisa più tempo, senza avere invidia ad alcuna donna, lieta amando vissi, e assai contenta, non pensando che il diletto il quale io aliora con ampissimo cuore prendea, fosse radice e pianta nel futuro di miseria, sì come io al presente senza frutto miseramente conosco.