Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/43

già sopra terra e nell’acque saputa da ciascuno, se ne venne penetrando la terra e infino al re dell’oscure paludi si fe’ sentire.

Adunque il cielo, la terra, il mare, lo ’nferno per esperienza conoscono le sue armi; e acciò che io in brievi parole ogni cosa comprenda della potenza di costui, dico che ogni cosa alla natura suggiace, e da lei niuna potenza è libera, ed essa medesima è sotto Amore. Quando costui il comanda, gli antichi odii periscono, e le vecchie ire e le novelle dànno luogo alli suoi fuochi; e ultimamente, tanto si distende il suo potere, che alcuna volta le matrigne fa graziose a’ figliastri, che è non piccola maraviglia. Dunque che cerchi? Che dubiti? Che mattamente fuggi? Se tanti iddii, tanti uomini, tanti animali, da questo son vinti, tu d’essere vinta da lui ti vergognerai? Tu non sai che ti fare. Se tu forse di sottometterti a costui aspetti riprensione, ella non ci dee potere cadere, perciò che mille falli maggiori, e il seguire ciò che gli altri più di te eccellenti hanno fatto, te, come poco avendo fallito e meno potente che li già detti, renderanno scusata.

Ma se queste parole non ti muovono, e pure resistere vorrai, pensa la tua virtù non simile a quella di Giove, nè in senno potere aggiugnere Febo, nè in ricchezze Giunone, nè noi in bellezze; e tutti siamo vinti. Dunque tu sola credi vincere? Tu se’ ingannata, e ultimamente pur perderai. Bastiti quello che per innanzi a tutto il mondo è bastato, nè ti faccia a ciò tiepida il dire: Io ho marito, e le sante leggi e la promessa fede mi vietano queste cose; però che argomenti vanissimi sono contro alla costui virtù. Elli, sì come più forte, l’altrui leggi non curando annullisce, e dà le sue. Pasife similmente avea marito, e