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2 PROLOGO

se se con quel cuore che sogliono essere le donne vedrete, ciascuna per sè o tutte insieme adunate, son certa che i delicati visi con lagrime bagnerete, le quali a me, che altro non cerco, di dolore perpetuo fieno cagione; priegovi che d’averle non rifiutate, pensando che sì come i miei così poco sono stabili li vostri casi, li quali se a’ miei simili ritornassero, il che cessilo Iddio, care vi sarebbero rendendolevi. E acciocchè il tempo più nel parlare che nel piagnere non trascorra, brievemente all’impromesso mi sforzerò di venire, dai miei amori più felici che stabili cominciando, acciocchè da quella felicità allo stato presente argomento prendendo, me più ch’altra conosciate infelice. E quindi a’casi infelici ond’io con ragione piango con lagrimevole stilo seguirò com’io posso. Ma primieramente, se de’miseri sono li prieghi ascoltati, afflitta siccom’io sono, bagnata delle mie lagrime, priego, s’alcuna deità è nel cielo la cui santa mente per me sia da pietà tocca, che la dolente memoria aiuti, e sostenga la tremante mano alla presente opera, e così le facciano possenti, che quali nella mente io ho sentito e sento l’angosce, cotali l’una profferi le parole, l’altra, più a tale uficio volonterosa che forte le scriva.