Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/185

alle notti togliendo luogo, di brevissimi, grandissimi diveniano; e il florigero Zefiro sopravvenuto, col suo lene e pacifico soffiamento aveva le impetuose guerre di Borea poste in pace, e cacciati del frigido aere li caliginosi tempi e dall’altezze de’ monti le candide nevi, e, li guazzosi prati rasciutti delle cadute piove, ogni cosa d’erbe e di fiori avea rifatta bella; e la bianchezza per la soprastante freddura del verno venuta negli alberi era da verde vesta ricoperta in ogni parte; ed era già in ogni luogo quella stagione, nella quale la lieta primavera graziosamente spande in ciascun luogo le sue ricchezze, e che la terra di varii fiori, di viole e di rose quasi stellata, di bellezza contrasta col cielo ottavo, e ogni prato teneva Narcisso, e la madre di Bacco già aveva della sua pregnezza cominciato a mostrar segni, e più che l’usato gravava il compagno olmo, già da sè ancora divenuto più grave per la presa vesta; Driope e le misere sirocchie di Fetone mostravano similmente letizia, cacciato il misero abito del canuto verno; li gai uccelli s’udivano con dilettevole voce per ogni parte, e Cerere negli aperti campi lieta venìa nuova con li frutti suoi. E oltre a queste cose, il mio crudel signore più focosi faceva li suoi dardi sentire nelle vaghe menti, onde li giovini e le vaghe donzelle, ciascuno secondo la sua qualità ornato, s’ingegnava di piacere all’amata cosa.

Le liete feste rallegravano ciascuna parte della nostra città, più copiosa di quelle che non fu mai l’alma Roma, e li teatri ripieni di canti e di suoni invitavano a quella letizia ciascuno amante. Li giovini quando sopra li correnti cavalli con le fiere armi giostravano, e quando circundati da sonanti sonagli armeggiavano, quando con ammaestrata