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tue parole raccolte, dell’amato giovine da te dipartito e della rotta fede, e d’Amore e della nuova donna, e in questo dolerti niuna pena alla tua reputi iguale; e certo, se tu savia sarai come io disidero, a tutte queste cose con effetto raccogliendo le mie parole, prenderai tu utile medicina. Il giovine, il quale tu ami, senza dubbio secondo l’amorose leggi, come tu lui, te dee amare; ma se egli nol fa, fa male, ma niuna cosa a farlo il può costrignere. Ciascheduno il beneficio della sua libertà, com gli pare, può usare. Se tu fortemente ami lui, tanto che di ciò pena intollerabile sostieni, egli di ciò non t’ha colpa, nè giustamente di lui ti puoi dolere: tu stessa di ciò ti se’ principalissima cagione. Amore, ancora che potentissimo signore sia, e incomparabili le sue forze, non però, te invita, ti poteva il giovine pignere nella mente: il tuo senno e gli oziosi pensieri di questo amore ti furono principio; al quale se tu vigorosamente ti fossi opposta, tutto questo non avvenia, ma, libera, lui e ogni altro averesti potuto schernire, come tu di’ che egli di te non curantesi ti schernisce. Egli adunque t’è bisogno, poi la tua libertà gli sommettesti, di reggerti secondo li suoi piaceri: piacegli ora di stare a te lontano; a te similemente senza ramaricarti si conviene che egli piaccia. Se egli intera fede lagrimando ti diede, e di tornare impromise, non cosa nuova, ma antichissima usanza fe’ degli amanti: questi sono de’ costumi che s’usano nella corte del tuo iddio.

Ma se egli attenuta non te l’ha, niuno giudice si trovò mai che di ciò tenesse ragione, nè di ciò più si puote che dire: Male ha fatto, e darsi pace, sappiendo che a lui sia da fare, se mai a tal partito la fortuna tel desse, a quale ella ha te a lui conceduta.