Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/149

perchè m’hai tradita?, mi gittai, ovvero piuttosto caddi supina, e nel mezzo della loro via furono rotte le mie parole, sì sùbito alla lingua e agli altri membri furono le forze tolte; e quasi morta, anzi morta da alcune creduta, quivi per lunghissimo spazio fui guardata; nè valse a farmi tornare la vita errante ne’ suoi luoghi di fisico alcuno argomento.

Ma poi che la trista anima, la quale piagnendo più volte li miseri spiriti aveva per partirsi abbracciati, pure si rifermò nell’angoscioso corpo, le sue forze rivocate di fuori sparse, agli occhi miei ritornò il perduto lume; e alzando la testa, sopra me vidi più donne, le quali con pietoso servigio piagnendo, con preziosi liquori m’aveano tutta bagnata; e più altri strumenti vidi atti a cose varie a me vicini; onde io de’ pianti delle donne e delle cose ebbi non piccola maraviglia; e poi che il potere parlare mi fu conceduto, qual fosse la cagione di quelle cose esser quivi addimandai; ma alla mia dimanda rispose una di loro, e disse: Per ciò qui quelle cose erano venute, per fare in te la smarrita anima ritornare.

Allora, dopo un lungo sospiro, con fatica dissi: Ohimè! con quanta pietà crudelissimo oficio operavate voi contrario alla mia volontà! Credendomi servire, disservita m’avete; e l’anima, disposta a lasciare il più misero corpo che viva, sì com’io veggio, meco a forza ritenuta avete. Ohimè! che egli è assai che niuna cosa da me nè da altrui con pari affezione fu disiata come da me quella che voi m’avete negato; io, già disciolta da queste tribulazioni, vicina era al mio disio, e voi me n’avete tolta.

Varii conforti dalle donne dati seguirono queste parole; ma di quelli l’operazioni furono vane. Io m’infinsi riconfortata, e nuove cagioni diedi