Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/143

accidenti offesa perisci, alla quale, se forse pure ti perdona la giovinezza, la matura età a forza te resistente ne porta O bellezza, tu se’ cosa fugace, non altramente che l’onde mai non tornanti alle sue fonti, e in te fragile bene niuno savio si dee confidare. Ohimè! quanto già t’amai, e quanto a me misera fosti cara, e con sollecitudine riguardata! Ora, e meritamente, ti maladico. Tu prima cagione de miei danni, e prenditrice prima dell’animo del caro amante, lui non hai avuto forza di ritenere, nè lui partito di rivocare. Se tu non fossi stata, io non sarei piaciuta agli occhi vaghi di Panfilo; e, non essendo piaciuta, egli non si sarebbe ingegnato di piacere alli miei; e non essendo egli piaciuto, sí come piacque, ora non avrei queste pene. Dunque tu sola cagione e origine se’ d’ogni mio male. Oh, beate quelle che senza te li rimproveri della rustichezza sostengono! Esse caste le sante leggi osservano, e senza stimoli possono vivere con l’anime libere dal crudele tiranno Amore; ma tu a noi cagione di continuo infestamento ricevere da chi ci vede, a forza ci conduci a rompere quello che piú caramente si dee guardare. O felice Spurinna e degno d’etterna fama, il.quale, li tuoi effetti conoscendo, nel fiore della sua gioventude da sè con mano acerba ti discacciò eleggendo piuttosto volere da’ savii per virtuosa opera essere amato, che dalle lascive giovini per la sua concupiscevole bellezza. Ohimè! cosí avessi fatto io! Tutti questi dolori, questi pensieri e queste lagrime sarebbero lontane, e la vita per addietro corrotta ancora ne’ termini primi laudevoli si sarebbe.

Quinci mi richiamano le donne, e biasimano le mie soperchie lagrime, dicendo: O Fiammetta, che maniera è questa?