Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/139

lasciata consolazione cosí piccola, come udite; nè intendiate consolazione che me di dolore privi, sí come l’altre suole: essa solamente alcuna volta gli occhi toglie dal lagrimare senza piú prestarmi de’ suoi beni. Seguitando adunque le mie fatiche, dico che, con ciò sia cosa che io per addietro tra l’altre giovini della mia città di bellezze ornatissima, quasi niuna festa solea, che alli divini templi si facesse, lasciare, nè alcuna bella senza me ne reputavano li cittadini; le quali feste vegnendo, a quelle mi solevano sollecitare le serve mie, e ancora esse, l’antico ordine osservando, apparecchiati li nobili vestimenti, alcuna volta mi dicono: O donna, adórnati; venuta è la solennità di cotale tempio, la quale te sola aspetta per compimento.

Ohimè! che egli mi torna a mente che io alcuna volta a loro furiosa rivolta, non altramente che l’addentato cinghiaro alla turba de cani, a loro rispondeva turbata, e con voce d’ogni dolcezza vòta, già dissi: Via, vilissima parte della nostra casa, fate lontani da me questi ornamenti: brieve roba basta a coprire gli sconsolati membri, nè piú alcuno tempio nè festa per voi a me si ricordi, se la mia grazia v’è cara.

Oh, quante volte già, come io udii, furono quelli da molti nobili visitati, li quali piú per vedermi, che per divozione alcuna venuti, non veggendomi, turbati si tornavano indietro, nulla dicendo senza me valere quella festa! Ma come che io cosí le rifiuti, pure alcuna volta, in compagnia delle mie nobili compagne, me le conviene costretta vedere, con le quali io semplicemente e di feriali vestimenti vestita vi vado, e quivi non i solenni luoghi, come già feci, cerco, ma, rifiutando li già voluti onori, umile, ne piú bassi luoghi