Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/138

rosso. Allora senza dubbio li gravissimi peccati entrarono per tutte le case, e niuna grave sceleratezza in brieve fu senza essemplo: il fratello dal fratello, il padre dal figliuolo, il figliuolo dal padre furono uccisi; e il marito giacque per lo colpo della moglie; e l’empie madri hanno piú volte li loro medesimi parti morti. La rigidezza delle matrigne ne’ figliastri non dico, chè è manifesta ciascuno giorno. Le ricchezze adunque, avarizia, superbia, invidia e lussuria, e ogni altro vizio parimente seco recarono; e con le predette cose ancora entrò nel mondo il duca e facitore di tutti li mali, e artefice de peccati, il dissoluto amore, per li cui assediamenti degli animi, infinite città cadute e arse ne fumano, e senza fine genti ne fanno sanguinose battaglie, e fecero; e li sommersi regni ancora priemono molti popoli. Ohimè! tacciansi tutti gli altri suoi pessimi effetti, e quelli li quali egli usa in me siano soli essempli de’ suoi mali e della sua crudeltà, la quale sí agramente mi stringe, che a niuna altra cosa che a lei posso volgere la mente mia.

Queste cose cosí fra me ragionate, alcuna volta, pensando che le cose da me operate siano appo Iddio gravi molto, e le pene a me senza comparazione noiose, hanno forza d’alleviare alquanto le mie angoscie, in quanto li molto maggiori mali già per altrui operati, me quasi innocente fanno apparere, e le pene da altrui sostenute, benchè io non creda da nessuno cosí gravi come da me, pur veggendomi non essere prima nè sola, alquanto piú forte divengo a comportarle; alle quali io sovente priego Iddio che, o con morte o con la tornata di Panfilo, ponga fine.

A cosí fatta vita e a piggiore m’ha la fortuna