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cosa acetosa o agra, perchè si dice che rasciugano, erano sue nemiche mortali. Son certo, che s’io ti dicessi come ch’era solenne bevitrice e investigatrice del buon vin cotto, della vernaccia da Corniglia, del greco o di qualunque altro vino morbido e accostante, tu nol mi crederesti, perchè impossibile ti parrebbe a credere di Cinciglione. Ma se tu avessi un poco le sue gote vedute quando io viveva, e alquanto berlingare l’avessi udita, forse mi daresti leggiermente fede, tanto senza le mie parole pure per quelle di lei te ne parrebbe aver compreso. E pienamente di divenire paffuta e naticuta le venne fatto. Non so io se ella, per li molti digiuni fatti per la salute mia, se l’ha smenomate dopo la mia morte: così te l’avess’ella in sul viso, e io ti dovessi far carta di ciò che tu vedessi, com’io nol credo. A questa parola, dich’io, che con tutto il dolore e la compunzione ch’io sentia delle mie colpe dinanzi agli occhi postemi dalle vere parole dello spirito, io non potei le risa tenere; ma egli, senza aspetto mutare, seguitò. Nè era la mia cara donna, anzi tua, anzi del diavolo, contenta d’aver carne assai solamente, ma le volea lucenti e chiare, come se una giovinetta di pregio fosse, alla quale, essendo per maritarsi, convenisse con la bellezza supplire la poca dota: la qual cosa acciocchè avvenisse, appresso la cura del ben mangiare e del ben bere e del vestire, sommamente a distillare, a fare unzioni, e trovar sangue di diversi animali, ed erbe e simili cose, s’intendeva: e senza che la casa mia era piena di fornelli, e di lembacchi, e di pentolini, e d’ampolle, e d’alberelli e di bossoli: io non avea in Firenze speziale alcuno vicino nè in contado alcuno ortolano