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ventura conosciuta giammai; e oltre a ciò, eloquentissima forse non meno che stato fosse qualunque ornato e pratico retorico fu ancora; e oltre a ciò, che sommamente mi piacque, siccome a colui che a quelle parole dava intera fede, la disse esser piacevole e graziosa, e di tutti quelli costumi piena che in gran gentildonna si possano lodare e commendare. Le quali cose narrando questo cotale, confesso che io meco tacitamente dicea: o felice colui, al quale la fortuna è tanto benigna ch’ella d’una così fatta donna gli conceda l’amore! E già quasi meco avendo diliberato di voler tentare se colui potessi essere che degno di quello divenissi, del nome di lei colui domandai e della sua gentilezza, e del luogo dov’ella a casa dimorasse, il quale quello non è dove tu la lasciasti, ed esso ogni cosa pienamente mi fe palese. Perchè poi da lui dipartitomi, del tutto disposi di volerla vedere; e se così perseverasse meco a ciò che io di lei estimava, mettere ogni mia sollecitudine in far ch’ella divenisse mia donna, come io suo servidore diverrei: e sanza dare alla bisogna alcuno indugio, in quella parte prestamente n’andai dove a quell’ora la credetti poter trovare o vedere; e sì mi fu in ciò la fortuna favorevole, la qual mai se non in cosa che dannosa mi dovesse riuscire non mi fu piacevole, che al mio avviso ottimamente rispose l’effetto. E dirotti maravigliosa cosa, che non avendo io alcuno indizio di lei che solamente il color nero del vestimento, guardando tra molte che quivi n’erano in quello medesimo abito che ella, là dove io prima la vidi, come il suo viso corse agli occhi miei, subitamente avvisai lei dovere esser quella che io andava cercando. E percioc-