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ordine e laudevole di quelle, tanto meno da tutti con ammirazion riguardate, quanto più tra noi, senza considerarle, le veggiamo usitate: e da queste passammo alle divine, delle quali appena le particelle estreme si possono da’ più sublimi ingegni comprendere, tanto d’eccellenza trapassano gl’intelletti de’ mortali: e intorno a così alti e così eccelsi e così nobili ragionamenti il rimanente di quel dì consumammo, da’ quali la sopravvegnente notte ci costrinse a rimanere a quella volta: e quasi da divino cibo pasciuto, levatomi, e ogni mia passata noia avendo cacciata, e quasi dimenticata, consolato alla mia usitata camera mi ridussi: e poichè l’usitato cibo assai sobriamente ebbi preso, non potendo la dolcezza de’ passati ragionamenti dimenticare, grandissima parte di quella notte, non senza incomparabil piacere, tutti meco ripetendoli trapassai: e dopo lungo andare, vincendo la naturale opportunità il mio piacere, soavemente m’addormentai: e con tanta più forza si mise ne’ miei sentimenti il sonno, quanto più gli avea il dolce pensier trapassato di tempo tolto. Perchè essendo io in altissimo sonno legato, non parendo alla mia nimica fortuna che le bastassero le ingiurie fattemi nel mio vegghiare, ancora dormendo s’ingegnò di noiarmi: davanti alla virtù fantastica, la quale il sonno non lega, diverse forme paratemi, avvenne che a me subitamente parve entrare in uno dilettevole e bel sentiero, tanto agli occhi miei e a ciascun altro mio senso piacevole, quanto fosse alcun’altra cosa stata davanti da me veduta. Il luogo dove questo si fosse non mi parea conoscere, nè di conoscerlo mi parea curare, posciachè dilettevole il sentia. Ed è il vero che quanto più