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novella nona 83

udite queste cose, rivoltisi ad Arriguccio, gli dissero la maggior villania che mai a niun cattivo uom si dicesse, ed ultimamente dissero: — Noi ti perdoniam questa sí come ad ebbro, ma guarda che per la vita tua da quinci innanzi simili novelle noi non sentiamo piú, ché per certo, se piú nulla ce ne viene agli orecchi, noi ti pagheremo di questa e di quella. — E cosí detto, se n’andarono. Arriguccio, rimaso come uno smemorato, seco stesso non sappiendo se quello che fatto avea era stato vero o se egli aveva sognato, senza piú farne parola, lasciò la moglie in pace; la qual non solamente con la sua sagacitá fuggí il pericolo soprastante, ma s’aperse la via a poter fare nel tempo avvenire ogni suo piacere senza paura alcuna piú aver del marito.

[IX]

Lidia moglie di Nicostrato ama Pirro, il quale, acciò che credere il possa, le chiede tre cose, le quali ella gli fa tutte; ed oltre a questo, in presenza di Nicostrato si sollazza con lui ed a Nicostrato fa credere che non sia vero quello che ha veduto.


Tanto era piaciuta la novella di Neifile, che né di ridere né di ragionar di quella si potevano le donne tenere, quantunque il re piú volte silenzio loro avesse imposto, avendo comandato a Panfilo che la sua dicesse: ma pur poi che tacquero, cosí Panfilo incominciò:

Io non credo, reverende donne, che niuna cosa sia, quantunque sia grave e dubbiosa, che a far non ardisca chi ferventemente ama; la qual cosa, quantunque in assai novelle sia stato dimostrato, nondimeno io il mi credo molto piú con una che dirvi intendo mostrare, dove udirete d’una donna alla quale nelle sue opere fu troppo piú favorevole la fortuna che la ragione avveduta. E per ciò non consiglierei io alcuna che dietro alle pedate di colei di cui dire intendo, s’arrischiasse d’andare, per ciò che non sempre è la fortuna disposta, né sono al mondo tutti gli uomini abbagliati igualmente.