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novella quarta | 55 |
che non un paternostro ma forse piú di quattro n’aveva insegnati alla fanticella, e donatale una borsetta di refe bianco la quale a lui aveva donata una monaca, e fattala sua divota, avendo udito il santoccio alla camera della moglie chiamare, pianamente era venuto in parte della quale e vedere ed udire ciò che vi si facesse poteva: e veggendo la cosa in buoni termini, se ne venne giuso, ed entrato nella camera, disse: — Frate Rinaldo, quelle quattro orazioni che m’imponeste, io l’ho dette tutte. — A cui frate Rinaldo disse: — Fratel mio, tu hai buona lena, ed hai fatto bene. Io per me, quando mio compar venne, non n’aveva dette che due, ma Domenedio tra per la tua fatica e per la mia ci ha fatta grazia che il fanciullo è guerito. — Il santoccio fece venire di buon vini e di confetti, e fece onore al suo compare ed al compagno di ciò che essi avevano maggior bisogno che d’altro; poi con loro insieme uscito di casa, gli accomandò a Dio, e senza alcuno indugio fatta fare l’imagine di cera, la mandò ad appiccare con l’altre dinanzi alla figura di santo Ambruogio, ma non a quel di Melano.
[IV]
Tofano chiude una notte fuor di casa la moglie, la quale, non potendo per prieghi rientrare, fa vista di gittarsi in un pozzo e gittavi una gran pietra; Tofano esce di casa e corre lá, ed ella in casa se n’entra e serra lui di fuori, e sgridandolo il vitupera.
Il re, come la novella d’Elissa sentí aver fine, cosí senza indugio verso la Lauretta rivolto, le dimostrò che gli piacea che ella dicesse; per che essa, senza stare, cosí cominciò:
O Amore, clienti e quali sono le tue forze, chenti i consigli e chenti gli avvedimenti! Qual filosofo, quale artista mai avrebbe potuto o potrebbe mostrare quegli accorgimenti, quegli avvedimenti, quegli dimostramenti che fai tu subitamente a chi séguita le tue orme? Certo la dottrina di qualunque altro è tarda a rispetto della tua, sí come assai bene comprender si