Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/60

54 giornata settima

uno sfinimento, che io mi credetti che fosse morto: e non sapeva né che mi far né che mi dire, se non che frate Rinaldo nostro compare ci venne in quella, e recatolsi in collo, disse: — Comare, questi son vermini che egli ha in corpo, li quali gli s’appressano al cuore ed ucciderebbonlo troppo bene: ma non abbiate paura, ché io gl’incanterò e farògli morir tutti, ed innanzi che io mi parta di qui voi vedrete il fanciul sano come voi vedeste mai. — E per ciò che tu ci bisognavi per dir certe orazioni, e non ti seppe trovar la fante, sí le fece dire al compagno suo nel piú alto luogo della nostra casa, ed egli ed io qua entro ce n’entrammo: e per ciò che altri che la madre del fanciullo non può essere a cosí fatto servigio, perché altri non c’impacciasse, qui ci serrammo; ed ancora l’ha egli in braccio, e credomi io che egli non aspetti se non che il compagno suo abbia compiuto di dire l’orazioni, e sarebbe fatto, per ciò che il fanciullo è giá tutto tornato in sé. — Il santoccio credendo queste cose, tanto l’affezion del figliuol lo strinse, che egli non pose l’animo allo ’nganno fattogli dalla moglie, ma gittato un gran sospiro, disse: — Io il voglio andare a vedere. — Disse la donna: — Non andare, ché tu guasteresti ciò che s’è fatto; aspèttati, io voglio vedere se tu vi puoi andare, e chiamerotti. — Frate Rinaldo, che ogni cosa udito avea ed erasi rivestito a bello agio ed avevasi recato il fanciullo in braccio, come ebbe disposte le cose a suo modo, chiamò: — O comare, non sento io di costá il compare? — Rispose il santoccio: — Messer sí. — Adunque, — disse frate Rinaldo — venite qua. — Il santoccio andò lá, al quale frate Rinaldo disse: — Tenete il vostro figliuolo per la grazia di Dio sano, dove io credetti, ora fu, che voi nol vedeste vivo a vespro: e farete di far porre una statua di cera della sua grandezza a laude di Dio dinanzi alla figura di messer santo Ambruogio, per li meriti del quale Iddio ve n’ha fatta grazia. — Il fanciullo, veggendo il padre, corse a lui e fecegli festa come i fanciulli piccoli fanno; il quale, recatolsi in braccio, lagrimando non altramenti che della fossa il traesse, il cominciò a basciare ed a render grazie al suo compare che guerito gliele avea. Il compagno di frate Rinaldo,