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dall’altro, ricorse alle vecchie stampe Deo Gratias, «ventisettana», dei Deputati e del Salviati, ai riscontri dei codici fiorentini e a certi «pregevoli ed esatti» studi, o meglio zibaldoni di varianti, dell’abate V. Masini fiorentino, morto nel 1822 prima di ricavarne qualche frutto per i suoi propositi1. Non potrei dire se da questo inedito materiale ne traesse il convincimento, ma è un fatto che il Fanfani nel suo Ragionamento sopra il testo Mannelli preposto all’edizione accertò con buone e fondate ragioni un punto «rilevantissimo e capitale» per la critica: che il ms. L, pur seguitando ad essere per lui «migliore di ogni altro», sia tuttavia ed inferiore all’importanza attribuitagli e «non per niente copiato dall’autografo». Nell’atto pratico, bensí, l’ossequio ad L sopravvisse nel Fanfani forse immutato o certo piú saldo di quanto avrebbe dovuto dopo tali constatazioni: e la vulgata (quale può considerarsi sino ad oggi la stampa di cui sto parlando) fece perdurare per altri decenni parecchi la tradizione della supremazia e della «mirabil diligenza» della copia mannelliana2.

II

Un’èra veramente nuova si apre, per l’argomento qui studiato, con la dissertazione consacrata da A. Tobler al ms. B, dissertazione comparsa in luce nel 1887 e divulgata subito tra noi da una nota di L. Biadene3. Il Tobler diede una descrizione larga e metodica del codice, poi lo studiò nella sua lezione in rapporto ad L, rappresentatogli dalla stampa lucchese; riprodusse minuziosamente le varietá tra i due mss. per i tratti dei quali giá il Follini aveva fatto conoscere la lezione di S4, ed affrontò infine, mercé la comparazione testuale condotta limitatamente ad alcune novelle,

  1. Dá queste indicazioni lo stesso Fanfani, p. xxxi; per gli studi del Masini cfr. p. xv n., ed anche Follini, Sopra il piú antico cod. cit., pp. 31-2.
  2. Bene spesso l’editore dissentí nelle note dalla lezione di L, con ragioni talvolta fondate o inoppugnabili: eppure conservò quella lezione nel testo. La designazione di vulgata è anche dell'Hauvette, Boccace, p. 481. Tra le repliche piú autorevoli di essa negli ultimi anni va segnalata quella della Bibliotheca romanica di Strasburgo, curata dal Gröber.
  3. Tobler, Die Berliner Handschrift des Decameron, nei Sitzungsberichte d. kön. preuss. Akad. d. Wissensch. zu Berlin, 1887, pp. 375-405; Biadene, Il cod. Berlin, del Dec., nel Giorn. stor., X, pp. 296-8.
  4. Cfr. qui, p. 336.