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346 | nota |
dall’altro, ricorse alle vecchie stampe Deo Gratias, «ventisettana», dei Deputati e del Salviati, ai riscontri dei codici fiorentini e a certi «pregevoli ed esatti» studi, o meglio zibaldoni di varianti, dell’abate V. Masini fiorentino, morto nel 1822 prima di ricavarne qualche frutto per i suoi propositi[1]. Non potrei dire se da questo inedito materiale ne traesse il convincimento, ma è un fatto che il Fanfani nel suo Ragionamento sopra il testo Mannelli preposto all’edizione accertò con buone e fondate ragioni un punto «rilevantissimo e capitale» per la critica: che il ms. L, pur seguitando ad essere per lui «migliore di ogni altro», sia tuttavia ed inferiore all’importanza attribuitagli e «non per niente copiato dall’autografo». Nell’atto pratico, bensí, l’ossequio ad L sopravvisse nel Fanfani forse immutato o certo piú saldo di quanto avrebbe dovuto dopo tali constatazioni: e la vulgata (quale può considerarsi sino ad oggi la stampa di cui sto parlando) fece perdurare per altri decenni parecchi la tradizione della supremazia e della «mirabil diligenza» della copia mannelliana[2].
II
Un’èra veramente nuova si apre, per l’argomento qui studiato, con la dissertazione consacrata da A. Tobler al ms. B, dissertazione comparsa in luce nel 1887 e divulgata subito tra noi da una nota di L. Biadene[3]. Il Tobler diede una descrizione larga e metodica del codice, poi lo studiò nella sua lezione in rapporto ad L, rappresentatogli dalla stampa lucchese; riprodusse minuziosamente le varietá tra i due mss. per i tratti dei quali giá il Follini aveva fatto conoscere la lezione di S[4], ed affrontò infine, mercé la comparazione testuale condotta limitatamente ad alcune novelle,
- ↑ Dá queste indicazioni lo stesso Fanfani, p. xxxi; per gli studi del Masini cfr. p. xv n., ed anche Follini, Sopra il piú antico cod. cit., pp. 31-2.
- ↑ Bene spesso l’editore dissentí nelle note dalla lezione di L, con ragioni talvolta fondate o inoppugnabili: eppure conservò quella lezione nel testo. La designazione di vulgata è anche dell'Hauvette, Boccace, p. 481. Tra le repliche piú autorevoli di essa negli ultimi anni va segnalata quella della Bibliotheca romanica di Strasburgo, curata dal Gröber.
- ↑ Tobler, Die Berliner Handschrift des Decameron, nei Sitzungsberichte d. kön. preuss. Akad. d. Wissensch. zu Berlin, 1887, pp. 375-405; Biadene, Il cod. Berlin, del Dec., nel Giorn. stor., X, pp. 296-8.
- ↑ Cfr. qui, p. 336.