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né ripagate dalla bellezza artistica, dei due rassettamenti1, cosí nulla piú che passando rammenterò l’oltraggio addirittura bestiale commesso da Luigi Groto «Cieco d’Adria» con la postuma stampa veneziana del 1588, troppo fortunata ancor essa2; dacché qui nessun elemento nuovo venga introdotto che contribuisca o s’attenga alla critica del testo. Alla quale neppure conferirono le stampe integrali riprese a pubblicarsi, ma fuori d’Italia e della giurisdizione del Santo Uffizio, a partire dal 1665: per quasi trent’anni, dopo l’ultima rispolveratura del Dec. salviatesco, non s’erano avute nuove edizioni, e la prima che venne fuori dalla luterana Amsterdam non poté che riprodurre il testo ventisettano, corretto «nella parte non ritocca col testo del 73»3. Al primo dei due ritornò risolutamente Paolo Rolli ristampando (Londra, 1725) la lezione della piú celebre Giuntina «parola per parola, linea per linea», insieme con certe sue annotazioni grammaticali che provocarono la Lettera di Giuseppe Buonamici sopra il Dec. del Boccaccio, scritto pregevole per le notizie raccolte sulle principali stampe antecedenti4. Intorno agli stessi anni era eseguita in Venezia anche una vera e propria contraffazione della «ventisettana» con caratteri fusi nelle matrici originali di quelli che avevano servito ai Giunti5; a sí fatta sterilitá s’eran ridotte nel bel mezzo del Settecento, mentre il Manni veniva apprestando con l’Istoria del Decamerone (1742) il risveglio degli studi sul Bocc., le cure per il suo capolavoro. Né maggior genialitá o sapienza o acume critico mostraron d’avere quei valentuomini che nel 1761 misero fuori la riproduzione quasi diplomatica del ms. mannelliano, conservandone fedelmente la grafia, le interpunzioni, le cassature,

  1. Meglio e piú diffusamente di ogni altro ne parlò il Biagi, loc. cit., pp. 310-26.
  2. Fu riprodotta quattro volte sino al 1612. La «correzione» era stata principiata nel 1579, prima ancora della rassettatura del Salviati (Manni, pp. 658-9).
  3. Cosí il Baldelli (op. cit., p. 309), che per nitidezza e per correzione ebbe la stampa in conto d’una delle migliori. Di questo testo composito furono fatte varie repliche, per lo piú a Napoli, con la falsa data d’Amsterdam; ebbe fortuna quella del 1718, perché prescelta dagli Accademici della Crusca insieme con la salviatesca del 1587.
  4. La Lettera, giá citata qui addietro, comparve anonima nel 1726 e fu ristampata nel tomo I della Raccolta calogeriana, ch’è l’edizione piú alla mano. Fu poi ridata in luce nel 1728 a Parigi insieme con una Lettera rispondente del Rolli; una successiva Replica del Buonamici uscí pure a Parigi nel 1729.
  5. Prefaz. alla stampa lucchese del 1761, pp. vii-viii; Baldelli, op. cit., p. 311; Zambrini, op. cit., coll. 87-88.