me studiati in cui G presenta una lezione diversa da L, ben 370 coincidono con B. I risultati sin qui raggiunti per questa strada non mi consentono per altro di stabilire se si debba arrivare senz’altro all’identificazione con B, potendosi invece pensare ad un altro rappresentante della stessa famiglia; non bisogna poi dimenticare l’affermazione del Borghini, che di due fonti manoscritte, almeno, si valsero gli editori di G: affermazione che dovrá essere controllata, ma che non può a priori respingersi. Complica l’indagine il fatto delle correzioni «di fantasia» segnalate con piú aperte parole dal Salviati: questi mutamenti arbitrari (che non mancano qualche volta di rivelarsi plausibili o indubitabili emendamenti) credo si possano riconoscere approssimativamente sommanti a due centinaia e mezzo. Ora, detratti questi, resta un numero assai considerevole di lezioni che debbono risalire ad un antigrafo, e tale sará caso per caso o l’uno o l’altro o tutti insieme i mss. di cui s’è parlato, senza poter nemmeno escludere che concorra ancor qualche riflesso di alcuna delle stampe anteriori.
Infatti, il testo sul quale condussero il loro lavoro i promotori di G fu un esemplare dell’edizione Aldina del 1522, da loro postillato ed acconciato per la stampa1; quest’originale fu per le mani dei Deputati del 1573, i quali poterono osservare che in certi casi «nel libro loro fu racconcio bene e nello stampato sta male», o che la miglior lezione pervenisse a conoscenza dopo terminata la stampa o che con poca cura fosse eseguita la correzione della stampa medesima2. Se pertanto è presumibile che un certo numero di lezioni proprie dell’Aldina sia andato a confluire in G, è fuor di questione che l’immensa maggioranza delle altre varianti proceda dalle fonti a penna; delle quali, giudicando dal fatto che tra queste lezioni s’incontrano numerose integrazioni di lacune diversamente insanabili, bisognerá pur conchiudere che una almeno sia stata di capitale importanza. In rapporto a tale constatazione la mente corre subito a quel «testo di casa i Cavalcanti, tenuto sempre da quella famiglia in grande stima e reverenzia, e da’ vecchi loro, sotto stretto fidecommesso e gravi pregiudizi cavandolo di casa, lasciato a’ posteri loro»; cosí ne
- ↑ Annotazioni cit., pp. 70, 112 n. 1, 183 n. 1, 255; cfr. anche Manni, op. cit., p. 643.
- ↑ Annotazioni, p. 16; casi del genere sono quelli segnalati ivi, pp. 68, 70, 94 n., 120, 122, 126-7, 176 n. 1, 181, 182, 230.