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ms. Hamilton, oggi Berlinese (B), e del cospicuo risveglio critico che il suo rinvenimento ha determinato: ma si troverá luogo a ciò piú opportuno nelle pagine seguenti1.

Passando adesso a dire delle edizioni2, l’unica su quante ne vide il primo secolo della stampa (una dozzina circa) che abbia un reale valore per la critica del testo è quella senza data e senza note tipografiche, anzi di non riconosciuta officina, che comunemente dicono del Deo Gratias dalle parole con cui termina: essa non cede in antichitá, e forse è anteriore, alla prima edizione con la data, ch’è quella veneziana di Cristoforo Valdarfer (1471). La Deo Gratias (D) va identificata con quel libro impresso che il Borghini chiamò «il Secondo» e sagacemente riconobbe tratto «da buon testo» e conforme ad L, «e pure alcuna volta è diverso, che ci mostra che e’ non viene da questo»3; la ebbe presente il Salviati, che ne accolse a studio le varianti. Di essa si occupò trent’anni fa con indagine diligentissima O. Hecker, venendo alla conchiusione che, secondo ogni probabilitá, le serví di esemplare il ms. B appena ricordato piú sopra: ossia proprio, come sin dal Cinquecento s’era veduto, un testo strettamente affine ad L4. La lezione è però non troppo corretta o addirittura scorretta, e va quindi adoperata con incessante cautela.

La piú importante delle antiche stampe fu dichiarata dal Tobler la fiorentina del 1527 «per li heredi di Philippo di Giunta» (G). Ne parlò il Borghini come del principal fondamento della fatica sua e degli altri Deputati, e sommamente celebrò quei «giovani

  1. Cfr. pp. 346-50.
  2. Su queste si veda: [G. Buonamici], Lettera sopra il Decameron del Bocc., nella Racc. d’opusc. scientifici e filologici del Calogerá, I [1728], p. 321 sgg.; Manni, Ist. del Dec. cit., p. 637 sgg.; A. Bacchi della Lega, Le edizioni delle opere di G. Bocc., nel Propugnatore, VIII [1875], 1, p. 395 sgg. (e a parte, col titolo Serie delle edizioni delle opere di G. Bocc. latine, volgari, tradotte e trasformate, Bologna, 1875); E. Narducci, Di un Catalogo cit., pp. 15-16 (alcune sue aggiunte alla bibliografia del Bacchi della Lega apparvero nel periodico Il Buonarroti, X [1875], p. 377 sgg); F. Zambrini, Le opere volgari a stampa dei secoli XIII e XIV, Bologna, 1S84, col. 80 sgg.
  3. Cfr. Annotazioni cit., p. 12. A torto il Bacchi della Lega e lo Zambrini la dissero invece fatta su L.
  4. Hecker, Der Deo Gratias-Druck des Decam., nelle Abhandlungen H. Prof, Dr. A. Tobler.. in Ehrerbietung dargebracht, Halle, 1895, p. 210 sgg. Lo H. parla prima di dipendenza diretta di D da B, poi sembra per un certo apprezzabile scrupolo ammettere eventualmente anche un intermediario tra i due testi (p. 223); a me pare che tale riserva non abbia ragion d’essere.