cominciò con costei, che Nuta aveva nome, ad entrare in parole e dirle che egli era gentile uomo per procuratore e che egli aveva de’ fiorini piú di millantanove, senza quegli che egli aveva a dare altrui, che erano anzi piú che meno, e che egli sapeva tante cose fare e dire, che domine pure unquanche. E senza riguardare ad un suo cappuccio sopra il quale era tanto untume, che avrebbe condito il calderon d’Altopascio, e ad un suo farsetto rotto e ripezzato, ed intorno al collo e sotto le ditella smaltato di sucidume, con piú macchie e di piú colori che mai drappi fossero tartereschi o indiani, ed alle sue scarpette tutte rotte ed alle calze sdruscite, le disse, quasi stato fosse il siri di Ciastiglione, che rivestirla voleva e rimetterla in arnese e trarla di quella cattivitá di star con altrui, e senza gran possession d’avere, ridurla in isperanza di miglior fortuna, ed altre cose assai, le quali, quantunque molto affettuosamente le dicesse, tutte in vento convertite, come le piú delle sue imprese facevano, tornarono in niente. Trovarono adunque i due giovani Guccio Porco intorno alla Nuta occupato; della qual cosa contenti, per ciò che mezza la lor fatica era cessata, non contraddicendolo alcuno, nella camera di frate Cipolla, la quale aperta trovarono, entrati, la prima cosa che venne lor presa per cercare fu la bisaccia nella quale era la penna, la quale aperta, trovarono in un gran viluppo di zendado fasciata una piccola cassettina, la quale aperta, trovarono in essa una penna di quelle della coda d’un pappagallo, la quale avvisarono, dovere esser quella che egli promessa avea di mostrare a’ certaldesi. E certo egli il poteva a que’ tempi leggermente far credere, per ciò che ancora non erano le morbidezze d’Egitto se non in piccola quantitá trapassate in Toscana, come poi in grandissima copia con disfacimento di tutta Italia son trapassate: e dove che elle poco conosciute fossero, in quella contrada quasi in niente erano dagli abitanti sapute; anzi, durandovi ancora la rozza onestá degli antichi, non che veduti avessero pappagalli, ma di gran lunga la maggior parte mai uditi non gli avea ricordare. Contenti adunque i giovani d’aver la penna trovata, quella tolsero, e per non lasciare la cassetta vòta, veggendo carboni in un canto della