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Conclusione dell’autore.

Nobilissime giovani, a consolazion delle quali io a cosí lunga fatica messo mi sono, io mi credo, aiutantemi la divina grazia, sí come io avviso, per li vostri pietosi prieghi, non giá per li miei meriti, quello compiutamente aver fornito che io nel principio della presente opera promisi di dover fare; per la qual cosa, Iddio primieramente ed appresso voi ringraziando, è da dare alla penna ed alla man faticata riposo. Il quale prima che io le conceda, brievemente ad alcune cosette, le quali forse alcuna di voi o altri potrebbe dire; con ciò sia cosa che a me paia esser certissimo, queste non dovere avere spezial privilegio piú che l’altre cose, anzi non averlo mi ricorda nel principio della quarta giornata aver mostrato; quasi a tacite quistion mosse, di rispondere intendo. Saranno per avventura alcune di voi che diranno che io abbia nello scriver queste novelle troppa licenza usata, sí come in fare alcuna volta dire alle donne e molto spesso ascoltare cose non assai convenienti né a dire né ad ascoltare ad oneste donne. La qual cosa io nego, per ciò che niuna sí disonesta n’è, che, con onesti vocaboli dicendola, si disdica ad alcuno; il che qui mi pare assai convenevolmente bene aver fatto. Ma presuppognamo che cosí sia, ché non intendo di piatir con voi, che mi vincereste: dico che, a rispondere perché io abbia ciò fatto, assai ragion vengon prontissime. Primieramente, se alcuna cosa in alcuna n’è, le qualitá delle novelle l’hanno richesta, le quali se con ragionevole occhio da intendente persona fien riguardate, assai aperto sará