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novella decima 25

[X]

Frate Cipolla promette a certi contadini di mostrar loro la penna dell’agnolo Gabriello; in luogo della quale trovando carboni, quegli dice esser di quegli che arrostirono san Lorenzo.


Essendo ciascuno della brigata della sua novella riuscito, conobbe Dioneo che a lui toccava il dover dire; per la qual cosa, senza troppo solenne comandamento aspettare, imposto silenzio a quegli che il sentito motto di Guido lodavano, incominciò:

Vezzose donne, quantunque io abbia per privilegio di poter di quel che piú mi piace parlare, oggi io non intendo di volere da quella materia separarmi della quale voi tutte avete assai acconciamente parlato: ma seguitando le vostre pedate, intendo di mostrarvi quanto cautamente con subito riparo un de’ frati di santo Antonio fuggisse uno scorno che da due giovani apparecchiato gli era. Né vi dovrá esser grave perché io, per ben dir la novella compiuta, alquanto in parlar mi distenda, se al sol guarderete il quale è ancora a mezzo il cielo.

Certaldo, come voi forse avete potuto udire, è un castel di Valdelsa posto nel nostro contado, il quale, quantunque piccol sia, giá di nobili uomini e d’agiati fu abitato; nel quale, per ciò che buona pastura vi trovava, usò un lungo tempo d’andare ogni anno una volta a ricoglier le limosine fatte loro dagli sciocchi un de’ frati di santo Antonio il cui nome era frate Cipolla, forse non meno per lo nome che per altra divozione vedutovi volentieri, con ciò sia cosa che quel terreno produca cipolle famose per tutta Toscana. Era questo frate Cipolla di persona piccolo, di pelo rosso e lieto nel viso, ed il miglior brigante del mondo; ed oltre a questo, niuna scienza avendo, sí ottimo parlatore e pronto era, che chi conosciuto non l’avesse, non solamente un gran rettorico l’avrebbe estimato, ma avrebbe detto esser Tullio medesimo o forse Quintiliano: e quasi di tutti quegli della contrada era compare o amico o benvogliente. Il