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254 giornata decima

infino a tanto che io da Modona torni, che sará tosto. E la cagione per che io questo vi cheggio è per ciò, che io intendo di voi, in presenza de’ migliori cittadini di questa terra, fare un caro ed un solenne dono al vostro marito. — La donna, conoscendosi al cavaliere obligata, e che la domanda era onesta, quantunque molto disiderasse di rallegrare della sua vita i suoi parenti, si dispose a far quello che messer Gentile domandava, e cosí sopra la sua fede gli promise. Ed appena erano le parole della sua risposta finite, che ella sentí il tempo del partorire esser venuto; per che, teneramente dalla madre di messer Gentile aiutata, non molto stante partorí un bel figliuol maschio, la qual cosa in molti doppi multiplicó la letizia di messer Gentile e di lei. Messer Gentile ordinò che le cose opportune tutte vi fossero e che cosí fosse servita costei come se sua propria moglie fosse, ed a Modona segretamente se ne tornò. Quivi fornito il tempo del suo uficio ed a Bologna dovendosene tornare, ordinò, quella mattina che in Bologna entrar doveva, di molti e gentili uomini di Bologna, tra’ quali fu Niccoluccio Caccianemico, un grande e bel convito in casa sua; e tornato e smontato e con lor trovatosi, avendo similmente la donna ritrovata piú bella e piú sana che mai, ed il suo figlioletto star bene, con allegrezza incomparabile i suoi forestieri mise a tavola, e quegli fece di piú vivande magnificamente servire. Ed essendo giá vicino alla sua fine il mangiare, avendo egli prima alla donna detto quello che di fare intendeva e con lei ordinato il modo che dovesse tenere, cosí cominciò a parlare: — Signori, io mi ricordo avere alcuna volta inteso, in Persia essere, secondo il mio giudicio, una piacevole usanza, la quale è che, quando alcuno vuole sommamente onorare il suo amico, egli lo ’nvita a casa sua, e quivi gli mostra quella cosa, o moglie o amica o figliuola o che che si sia, la quale egli ha piú cara, affermando che, se egli potesse, cosí come questo gli mostra, molto piú volentieri gli mostrería il cuor suo; la quale io intendo di volere osservare in Bologna. Voi, la vostra mercé, avete onorato il mio convito, ed io voglio onorar voi alla persesca, mostrandovi la piú cara cosa che io abbia nel mondo o che io debba aver mai. Ma prima che io