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252 giornata decima


Fu adunque in Bologna, nobilissima cittá di Lombardia, un cavaliere, per vertú e per nobiltá di sangue ragguardevole assai, il qual fu chiamato messer Gentil de’ Carisendi, il qual giovane d’una gentil donna chiamata madonna Catalina, moglie d’un Niccoluccio Caccianemico, s’innamorò: e perché male dell’amor della donna era ricambiato, quasi disperatosene, podestá chiamato di Modona, v’andò. In questo tempo, non essendo Niccoluccio a Bologna, e la donna ad una sua possessione forse tre miglia alla terra vicina essendosi, per ciò che gravida era, andata a stare, avvenne che subitamente un fiero accidente la soprapprese, il quale fu tale e di tanta forza, che in lei spense ogni segno di vita, e per ciò eziandio da alcun medico morta giudicata fu: e per ciò che le sue piú congiunte parenti dicevan, sé avere avuto da lei non essere ancora di tanto tempo gravida, che perfetta potesse essere la creatura, senza altro impaccio darsi, quale ella era, in uno avello d’una chiesa ivi vicina dopo molto pianto la sepellirono. La qual cosa subitamente da un suo amico fu significata a messer Gentile, il qual di ciò, ancora che della sua grazia fosse poverissimo, si dolfe molto, ultimamente seco dicendo: — Ecco, madonna Catalina, tu se’ morta: io, mentre che vivesti, mai un solo sguardo da te aver non potei; per che, ora che difender non ti potrai, convien per certo che, cosí morta come tu se’, io alcun bascio ti tolga. — E questo detto, essendo giá notte, dato ordine come la sua andata occulta fosse, con un suo famigliare montato a cavallo, senza ristare, colá pervenne dove sepellita era la donna: ed aperta la sepoltura, in quella diligentemente entrò, e postolesi a giacere allato, il suo viso a quello della donna accostò, e piú volte con molte lagrime, piagnendo, il basciò. Ma sí come noi veggiamo l’appetito degli uomini a niun termine star contento, ma sempre piú avanti disiderare, e spezialmente quel degli amanti, avendo costui seco diliberato di piú non istarvi, disse: — Deh! perché non le tocco io, poi che io son qui, un poco il petto? Io non la debbo mai piú toccare, né mai piú la toccai. — Vinto adunque da questo appetito, le mise la mano in seno, e per alquanto spazio tenutalavi, gli parve sentire alcuna cosa battere il cuore a costei,