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novella terza 249

padre, la vostra liberalitá, riguardando con quanta cautela venuto siate per darmi il vostro spirito, del quale io, niuna ragione avendo, a voi medesimo disideroso mostra’mi: ma Iddio, piú al mio dover sollecito che io stesso, a quel punto che maggior bisogno è stato, gli occhi m’ha aperto dello ’ntelletto, li quali misera invidia m’avea serrati; e per ciò, quanto voi piú pronto stato siete a compiacermi, tanto piú mi conosco debito alla penitenza del mio errore: prendete adunque di me quella vendetta che convenevole estimate al mio peccato. — Natan fece levar Mitridanes in piede, e teneramente l’abbracciò e basciò, e gli disse: — Figliuol mio, alla tua impresa, chente che tu la vogli chiamare o malvagia o altramenti, non bisogna di domandar né di dar perdono, per ciò che non per odio la seguivi, ma per potere esser tenuto migliore. Vivi adunque di me sicuro, ed abbi di certo che niuno altro uom vive il quale te quanto io ami, avendo riguardo all’altezza dell’animo tuo, il quale non ad ammassar denari, come i miseri fanno, ma ad ispender gli ammassati s’è dato: né ti vergognare d’avermi voluto uccidere per divenir famoso, né credere che io me ne maravigli. I sommi imperadori ed i grandissimi re non hanno quasi con altra arte che d’uccidere, non uno uomo, come tu volevi fare, ma infiniti, ed ardere paesi ed abbattere le cittá, li loro regni ampliati, e per conseguente la fama loro; per che, se tu, per piú farti famoso, me solo uccider volevi, non maravigliosa cosa né nuova facevi, ma molto usata. — Mitridanes, non iscusando il suo disidèro perverso, ma commendando l’onesta scusa da Natan trovata ad esso, ragionando pervenne a dire, sé oltre modo maravigliarsí come a ciò si fosse Natan potuto disporre, ed a ciò dargli modo e consiglio; al quale Natan disse: — Mitridanes, io non voglio che tu del mio consiglio né della mia disposizione ti maravigli, per ciò che, poi che io nel mio arbitrio fui e disposto a fare quel medesimo che tu hai a fare impreso, niun fu che mai a casa mia capitasse, che io nol contentassi a mio potere di ciò che da lui mi fu domandato. Venistivi tu vago della mia vita; per che, sentendolati domandare, acciò che tu non fossi solo colui che