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novella terza 245

[III]

Mitridanes, invidioso della cortesia di Natan, andando per ucciderlo, senza conoscerlo capita a lui, e da lui stesso informato del modo, il truova in un boschetto come ordinato avea; il quale riconoscendolo si vergogna, e suo amico diviene.


Simil cosa a miracolo per certo pareva a tutti avere udito, cioè che un cherico alcuna cosa magnificamente avesse operata: ma riposandosene giá il ragionare delle donne, comandò il re a Filostrato che procedesse; il quale prestamente incominciò:

Nobili donne, grande fu la magnificenza del re di Spagna e forse cosa piú non udita giá mai quella dell’abate di Cligni, ma forse non meno maravigliosa cosa vi parrá l’udire che uno, per liberalitá usare ad uno altro che il suo sangue, anzi il suo spirito disiderava, cautamente a dargliele si disponesse: e fatto l’avrebbe se colui prender l’avesse voluto, sí come io in una mia novelletta intendo di dimostrarvi.

Certissima cosa è, se fede si può dare alle parole d’alcuni genovesi e d’altri uomini che in quelle contrade stati sono, che nelle parti del Cattaio fu giá uno uomo di legnaggio nobile, e ricco senza comparazione, per nome chiamato Natan, il quale, avendo un suo ricetto vicino ad una strada per la qual quasi di necessitá passava ciascuno che di Ponente verso Levante andar voleva o di Levante in Ponente, ed avendo l’animo grande e liberale e disideroso che fosse per opera conosciuto, quivi avendo molti maestri, fece in piccolo spazio di tempo fare un de’ piú belli e de’ maggiori e de’ piú ricchi palagi che mai fosse stato veduto, e quello di tutte quelle cose che opportune erano a dovere gentili uomini ricevere ed onorare fece ottimamente fornire. Ed avendo grande e bella famiglia, con piacevolezza e con festa chiunque andava e veniva faceva ricevere ed onorare: ed intanto perseverò in questo laudevol costume, che giá non solamente il Levante, ma quasi tutto il Ponente per fama il