Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/245


novella prima 239

d’altra parlando, essendo vicino ad ora di terza, disse: — Io credo che sia ben fatto che noi diamo stalla a queste bestie. — Ed entrati in una stalla, tutte l’altre fuor che la mula stallarono; per che, cavalcando avanti, stando sempre lo scudiere attento alle parole del cavaliere, vennero ad un fiume, e quivi abbeverando le lor bestie, la mula stallò nel fiume. Il che veggendo messer Ruggeri, disse: — Deh! dolente ti faccia Iddio, bestia, ché tu se’ fatta come il signore che a me ti donò. — Il famigliare questa parola ricolse, e come che molte ne ricogliesse camminando tutto il dí seco, niuna altra se non in somma lode del re dir ne gli udí; per che la mattina seguente, montati a cavallo e volendo cavalcare verso Toscana, il famigliare gli fece il comandamento del re, per lo quale messer Ruggeri incontanente tornò addietro. Ed avendo giá il re saputo quello che egli della mula aveva detto, fattolsi chiamare, con lieto viso il ricevette, e domandollo perché lui alla sua mula avesse assomigliato o vero la mula a lui. Messer Ruggeri con aperto viso gli disse: — Signor mio, per ciò ve l’assomigliai, perché, come voi donate dove non si conviene e dove si converrebbe non date, cosí ella dove si conveniva non istallò e dove non si convenia sí. — Allora disse il re: — Messer Ruggeri, il non avervi donato come fatto ho a molti li quali a comparazion di voi da niente sono, non è avvenuto perché io non abbia voi valorosissimo cavalier conosciuto e degno d’ogni gran dono: ma la vostra fortuna, che lasciato non m’ha, in ciò ha peccato e non io. E che io dica vero, io il vi mostrerò manifestamente. — A cui messer Ruggeri rispose: — Signor mio, io non mi turbo di non aver dono ricevuto da voi, per ciò che io nol disiderava per esser piú ricco, ma del non aver voi in alcuna cosa testimonianza renduta alla mia vertú: nondimeno io ho la vostra per buona scusa e per onesta, e son presto di veder ciò che vi piacerá, quantunque io vi creda senza testimonio. — Menollo adunque il re in una sua gran sala, dove, sí come egli davanti aveva ordinato, erano due gran forzieri serrati, ed in presenza di molti gli disse: — Messer Ruggeri, nell’un di questi forzieri è la mia corona, la verga reale ed il pomo e molte mie belle cinture, fermagli,