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Ancora eran vermigli certi nuvoletti nell’occidente, essendo giá quegli dell’oriente, nelle loro estremitá simili ad oro, lucentissimi divenuti per li solari raggi che, molto loro avvicinandosi, li fedieno, quando Panfilo, levatosi, le donne ed i suoi compagni fece chiamare. E venuti tutti, con loro insieme diliberato del dove andar potessero a lor diletto, con lento passo si mise innanzi, accompagnato da Filomena e da Fiammetta, tutti gli altri appresso seguendogli: e molte cose della loro futura vita insieme parlando, e dicendo e rispondendo, per lungo spazio s’andaron diportando: e data una volta assai lunga, cominciando il sole giá troppo a riscaldare, al palagio si ritornarono. E quivi dintorno alla chiara fonte, fatti risciacquare i bicchieri, chi volle alquanto bevve, e poi tra le piacevoli ombre del giardino infino ad ora di mangiare s’andarono sollazzando; e poi che ebber mangiato e dormito, come far soleano, dove al re piacque si ragunarono, e quivi il primo ragionamento comandò il re a Neifile, la quale lietamente cosí cominciò:

[I]

Un cavaliere serve al re di Spagna; pargli male esser guiderdonato, per che il re con esperienza certissima gli mostra non esser colpa di lui ma della sua malvagia fortuna, altamente donandogli poi.


Grandissima grazia, onorabili donne, reputarmi debbo che il nostro re me a tanta cosa come è a raccontar della magnificenza, m’abbia preposta; la quale, come il sole è di tutto il