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218 giornata nona

cavallo se ne vennero a Firenze, non meno contenti del modo in che la cosa avvenuta era, che dell’effetto stesso della cosa. E poi appresso, trovati altri modi, Pinuccio con la Niccolosa si ritrovò, la quale alla madre affermava, lui fermamente aver sognato; per la qual cosa la donna, ricordandosi dell’abbracciar d’Adriano, sola seco diceva d’aver vegghiato.

[VII]

Talano d’Imolese sogna che un lupo squarcia tutta la gola ed il viso alla moglie; dicele che se ne guardi; ella nol fa, ed avvienle.


Essendo la novella di Panfilo finita e l’avvedimento della donna commendato da tutti, la reina a Pampinea disse che dicesse la sua; la quale allora cominciò:

Altra volta, piacevoli donne, delle veritá dimostrate da’ sogni, le quali molte scherniscono, s’è tra noi ragionato; e però, come che detto ne sia, non lascerò io che con una novelletta assai brieve io non vi narri quello che ad una mia vicina, non è ancora guari, addivenne, per non crederne uno di lei dal marito veduto.

Io non so se voi vi conosceste Talano d’Imolese, uomo assai onorevole. Costui, avendo una giovane chiamata Margherita, bella tra tutte l’altre, per moglie presa, ma sopra ogni altra bizzarra, spiacevole e ritrosa, intanto che a senno di niuna persona voleva fare alcuna cosa, né altri farla poteva a suo; il che quantunque gravissimo fosse a comportare a Talano, non potendo altro fare, sel sofferiva. Ora, avvenne una notte, essendo Talano con questa sua Margherita in contado ad una lor possessione, che, dormendo egli, gli parve in sogno vedere la donna sua andar per un bosco assai bello, il quale essi non guari lontano alla lor casa avevano: e mentre cosí andar la vedeva, gli parve che d’una parte del bosco uscisse un grande e fiero lupo, il quale prestamente s’avventava alla gola di costei e tiravala in terra, e lei gridante aiuto si sforzava di tirar via; e poi di bocca uscitagli, tutta la gola ed il viso pareva