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novella quinta 211

ed una candela benedetta, e lascia far me. — Calandrino stette tutta la sera vegnente con suoi artifici per pigliare un vispistrello, ed alla fine presolo, con l’altre cose il portò a Bruno; il quale, tiratosi in una camera, scrisse in su quella carta certe sue frasche con alquante cateratte, e portògliele e disse: — Calandrino, sappi che, se tu la toccherai con questa scritta, ella ti verrá incontanente dietro e fará quello che tu vorrai. E però, se Filippo va oggi in niun luogo, accostaleti in qualche modo e toccala, e vattene nella casa della paglia che è qui da lato, che è il miglior luogo che ci sia, per ciò che non vi bazzica mai persona: tu vedrai che ella vi verrá; quando ella v’è, tu sai bene ciò che tu t’hai a fare. — Calandrino fu il piú lieto uomo del mondo, e presa la scritta, disse: — Sozio, lascia far me. — Nello, da cui Calandrino si guardava, avea di questa cosa quel diletto che gli altri, e con loro insieme teneva mano a beffarlo; e per ciò, sí come Bruno gli aveva ordinato, se n’andò a Firenze alla moglie di Calandrino, e dissele: — Tessa, tu sai quante busse Calandrino ti die’ senza ragione il dí che egli ci tornò con le pietre di Mugnone, e per ciò io intendo che tu te ne vendichi: e se tu nol fai, non m’aver mai né per parente né per amico. Egli si s’è innamorato d’una donna colá sú, ed ella è tanto trista, che ella si va richiudendo assai spesso con essolui, e poco fa si dieder la posta d’essere insieme via via; e per ciò io voglio che tu vi venghi e veggilo e gastighil bene. — Come la donna udí questo, non le parve giuoco: ma levatasi in piè, cominciò a dire: — Oimè! ladro piuvico, faimi tu questo? Alla croce di Dio, ella non andrá cosí, che io non te ne paghi. — E preso suo mantello ed una feminetta in compagnia, vie piú che di passo insieme con Nello lá sú n’andò; la quale come Bruno vide venir di lontano, disse a Filippo: — Ecco l’amico nostro. — Per la qual cosa Filippo, andato colá dove Calandrino e gli altri lavoravano, disse: — Maestri, a me convien testé andare a Firenze: lavorate di forza. — E partitosi, s’andò a nascondere in parte che egli poteva, senza esser veduto, veder ciò che facesse Calandrino. Calandrino, come credette che Filippo alquanto dilungato fosse, cosí se ne scese nella corte,