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206 giornata nona

all’Angiulieri. L’Angiulieri, che ricco si credeva andare al Cardinal nella Marca, povero ed in camiscia si tornò a Bonconvento, né per vergogna a que’ tempi ardí di tornare a Siena: ma statigli panni prestati, in sul ronzino che cavalcava Fortarrigo se n’andò a suoi parenti a Corsignano, co’ quali si stette tanto che da capo dal padre fu sovvenuto. E cosí la malizia del Fortarrigo turbò il buono avviso dell’Angiulieri, quantunque da lui non fosse a luogo ed a tempo lasciata impunita.

[V]

Calandrino s’innamora d’una giovane, al quale Bruno fa un brieve, col quale come egli la tocca, ella va con lui; e dalla moglie trovato, ha gravissima e noiosa quistione.


Finita la non lunga novella di Neifile, senza troppo o riderne o parlarne passatosene la brigata, la reina, verso la Fiammetta rivolta, che ella seguitasse le comandò; la quale tutta lieta rispose che volentieri, e cominciò:

Gentilissime donne, sí come io credo che voi sappiate, niuna cosa è di cui tanto si parli, che sempre piú non piaccia, dove il tempo ed il luogo che quella cotal cosa richiede si sappi, per colui che parlarne vuole, debitamente eleggere. E per ciò, se io riguardo quello per che noi siam qui, che per aver festa e buon tempo e non per altro ci siamo, estimo che ogni cosa che festa e piacer possa porgere, qui abbia luogo e tempo debito, e benché mille volte ragionato ne fosse, altro che dilettar non debba altrettanto parlandone. Per la qual cosa, posto che assai volte de’ fatti di Calandrino detto si sia tra noi, riguardando, sí come poco avanti disse Filostrato, che essi son tutti piacevoli, ardirò, oltre alle dette, dirvene una novella, la quale, se io dalla veritá del fatto mi fossi scostare voluta o volessi, avrei ben saputo e saprei sotto altri nomi comporla e raccontarla: ma per ciò che il partirsi dalla veritá delle cose state, nel novellare, è gran diminuire di diletto negl’intendenti, in propria forma, dalla ragion di sopra detta aiutata, la vi dirò.