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novella terza 201

il suo ramarichío, diceva: — Oimè, tristo me! come farò io? Come partorirò io questo figliuolo? Onde uscirá egli? Ben veggio che io son morto per la rabbia di questa mia moglie, che tanto la faccia Iddio trista quanto io voglio esser lieto; ma cosí fossi io sano come io non sono, ché io mi leverei e dare’le tante busse, che io la romperei tutta, avvegna che egli mi stea molto bene, ché io non la doveva mai lasciar salir di sopra: ma per certo, se io scampo di questa, ella se ne potrá ben prima morir di voglia. — Bruno e Buffalmacco e Nello avevano sí gran voglia di ridere, che scoppiavano, udendo le parole di Calandrino, ma pur se ne tenevano: ma il maestro Scimmione rideva sí squaccheratamente, che tutti i denti gli si sarebber potuti trarre. Ma pure, a lungo andare, raccomandandosi Calandrino al medico e pregandolo che in questo gli dovesse dar consiglio ed aiuto, gli disse il maestro: — Calandrino, io non voglio che tu ti sgomenti, ché, lodato sia Iddio, noi ci siamo sí tosto accorti del fatto, che con poca fatica ed in pochi dí ti dilibererò: ma conviensi un poco spendere. — Disse Calandrino: — Oimè! maestro mio, sí, per l’amor di Dio; io ho qui da dugento lire di che io volea comperare un podere: se tutti bisognano, tutti gli togliete, pur che io non abbia a partorire, ché io non so come io mi facessi; ché io odo fare alle femine un sí gran romore quando son per partorire, con tutto che elle abbiano buon cotal grande donde farlo, che io credo, se io avessi quel dolore, che io mi morrei prima che io partorissi. — Disse il medico: — Non aver pensiero: io ti farò fare una certa bevanda stillata molto buona e molto piacevole a bere, che in tre mattine risolverá ogni cosa, e rimarrai piú sano che pesce; ma farai che tu sii poscia savio, e piú non incappi in queste sciocchezze. Ora, ci bisogna per quella acqua tre paia di buon capponi e grossi, e per altre cose che bisognano darai ad un di costoro cinque lire di piccioli, che le comperi, e fara’mi ogni cosa recare alla bottega: ed io, al nome di Dio, domattina ti manderò di quel beveraggio stillato, e comincera’ne a bere un buon bicchier grande per volta. — Calandrino, udito questo, disse: — Maestro mio, ciò siane in voi. — E date cinque lire a