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176 giornata ottava

agio, fece a Salabaetto grandissima festa, e dopo i maggiori sospiri del mondo, poi che molto ed abbracciato e basciato l’ebbe, gli disse: — Non so chi mi s’avesse a questo potuto conducere altri che tu; tu m’hai miso lo foco all’arma, toscano acanino. — Appresso questo, come a lei piacque, ignudi ammenduni se n’entraron nel bagno, e con loro due delle schiave. Quivi, senza lasciargli por mano addosso ad altrui, ella medesima con sapone moscoleato e con garofanato maravigliosamente e bene tutto lavò Salabaetto, ed appresso sé fece e lavare e stropicciare alle schiave. E fatto questo, recaron le schiave due lenzuoli bianchissimi e sottili, de’ quali veniva sí grande odor di rose, che ciò che v’era pareva rose: e l’una inviluppò nell’uno Salabaetto e l’altra nell’altro la donna, ed in collo levatigli, ammenduni nel letto fatto ne gli portarono. E quivi, poi che di sudare furon ristati, dalle schiave fuori di que’ lenzuoli tratti, rimasono ignudi negli altri. E tratti del paniere oricanni d’ariento bellissimi e pieni qual d’acqua rosa, qual d’acqua di fior d’aranci, qual d’acqua di fiori di gelsomino e qual d’acqua nanfa, tutti costoro di queste acque spruzzarono; ed appresso, tirate fuori scatole di confetti e preziosissimi vini, alquanto si confortarono. A Salabaetto pareva essere in paradiso: e mille volte aveva riguardato costei, la quale era per certo bellissima, e cento anni gli pareva ciascuna ora che queste schiave se n’andassero e che egli nelle braccia di costei si ritrovasse. Le quali poi che per comandamento della donna, lasciato un torchietto acceso nella camera, andate se ne furon fuori, costei abbracciò Salabaetto, ed egli lei: e con grandissimo piacer di Salabaetto, al quale pareva che costei tutta si struggesse per suo amore, dimorarono una lunga ora. Ma poi che tempo parve di levarsi alla donna, fatte venir le schiave, si vestirono, ed un’altra volta bevendo e confettando si riconfortarono alquanto, ed il viso e le mani di quelle acque odorifere lavatesi, e volendosi partire, disse la donna a Salabaetto: — Quando a te fosse a grado, a me sarebbe grandissima grazia che questa sera te ne venissi a cenare e ad albergo meco. — Salabaetto, il qual giá e dalla bellezza e dall’artificiosa piacevolezza di costei era preso, credendosi