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154 giornata ottava

angoscia ed affanno della donna, che tutta la pelle piú volte appiccata lasciò alle lenzuola, lei d’una fiera febbre e degli altri accidenti guerirono, e similmente la fante della coscia; per la qual cosa la donna, dimenticato il suo amante, da indi innanzi e di beffare e d’amare si guardò saviamente: e lo scolare, sentendo alla fante la coscia rotta, parendogli avere assai intera vendetta, lieto, senza altro dirne se ne passò. Cosí adunque alla stolta giovane addivenne delle sue beffe, non altramenti con uno scolare credendosi frascheggiare che con uno altro avrebbe fatto, non sappiendo bene che essi, non dico tutti ma la maggior parte, sanno dove il diavolo tien la coda. E per ciò guardatevi, donne, dal beffare, e gli scolari spezialmente.

[VIII]

Due usano insieme; l’uno con la moglie dell’altro si giace; l’altro, avvedutosene, fa con la sua moglie che l’uno è serrato in una cassa, sopra la quale, standovi l’un dentro, l’altro con la moglie dell’un si giace.


Gravi e noiosi erano stati i casi d’Elena ad ascoltare alle donne, ma per ciò che in parte giustamente avvenuti gli estimavano, con piú moderata compassione gli avean trapassati, quantunque rigido e costante fieramente, anzi crudele, reputassero lo scolare. Ma essendo Pampinea venutane alla fine, la reina alla Fiammetta impose che seguitasse; la quale, d’ubidire disiderosa, disse:

Piacevoli donne, per ciò che mi pare che alquanto trafitte v’abbia la severitá dell’offeso scolare, estimo che convenevole sia con alcuna cosa piú dilettevole rammorbidare gl’inacerbiti spiriti: e perciò intendo di dirvi una novelletta d’un giovane il quale con piú mansueto animo una ingiuria ricevette, e quella con piú moderata operazion vendicò; per la quale potrete comprendere che assai dée bastare a ciascuno se quale asino dá in parete tal riceve, senza volere, soprabbondando oltre la