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148 giornata ottava

hanno avute; il qual fallo giá sotto a’ frati, che nol ridicono, ne mise molte. Benché tu dichi che mai i tuoi amori non seppe altri che la tua fante ed io, tu il sai male, e mal credi se cosí credi. La sua contrada quasi di niuna altra cosa ragiona, e la tua: ma le piú volte è l’ultimo a cui cotali cose agli orecchi pervengono, colui a cui elle appartengono. Essi ancora vi rubano, dove dagli attempati v’è donato. Tu adunque, che male eleggesti, siiti di colui a cui tu ti désti, e me, il quale schernisti, lascia stare ad altrui, ché io ho trovata donna da molto piú che tu non se’, che meglio m’ha conosciuto che tu non facesti. Ed acciò che tu del disidèro degli occhi miei possi maggior certezza nell’altro mondo portare che non mostra che tu in questo prenda dalle mie parole, gittati giú pur tosto, e l’anima tua, sí come io credo, giá ricevuta nelle braccia del diavolo potrá vedere se gli occhi miei d’averti veduta strabocchevolmente cadere si saranno turbati o no. Ma per ciò che io credo che di tanto non mi vorrai far lieto, ti dico che, se il sole ti comincia a scaldare, ricorditi del freddo che tu a me facesti patire, e se con cotesto caldo il mescolerai, senza fallo il sol sentirai temperato. — La sconsolata donna, veggendo che pure a crudel fine riuscivano le parole dello scolare, rincominciò a piagnere e disse: — Ecco, poi che niuna mia cosa di me a pietá ti muove, muovati l’amore il qual tu porti a quella donna che piú savia di me di’ che hai trovata e da cui tu di’ che se’ amato, e per amor di lei mi perdona ed i miei panni mi reca, ché io rivestirmi possa, e quinci mi fa’ smontare. — Lo scolare allora cominciò a ridere, e veggendo che giá la terza era di buona ora passata, rispose: — Ecco, io non so ora dir di no, per tal donna me n’hai pregato: insegnaglimi, ed io andrò per essi e farotti di costá sú scendere. — La donna, ciò credendo, alquanto si riconfortò ed insegnògli il luogo dove aveva i panni posti. Lo scolare, della torre uscito, comandò al fante suo che di quindi non si partisse, anzi vi stesse vicino, ed a suo poter guardasse che alcuno non v’entrasse dentro infino a tanto che egli tornato fosse; e questo detto, se n’andò a casa del suo amico, e quivi a grande agio