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142 giornata ottava

il petto e l’altre parti del corpo, e veggendole belle e seco pensando quali infra piccol termine dovean divenire, sentí di lei alcuna compassione; e d’altra parte, lo stimolo della carne l'assalí subitamente e fece tale in piè levare che si giaceva, e confortavalo che egli da guato uscisse e lei andasse a prendere ed il suo piacer ne facesse: e vicin fu ad essere tra dall’uno e dall’altro vinto. Ma nella memoria tornandosi chi egli era e qual fosse la ’ngiuria ricevuta e perché e da cui, e per ciò nello sdegno raccesosi, e la compassione ed il carnale appetito cacciati, stette nel suo proponimento fermo e lasciolla andare. La donna, montata in su la torre ed a tramontana rivolta, cominciò a dir le parole datele dallo scolare; il quale poco appresso, nella torricella entrato, chetamente a poco a poco levò quella scala che saliva in sul battuto dove la donna era, ed appresso aspettò quello che ella dovesse dire e fare. La donna, detta sette volte la sua orazione, cominciò ad aspettare le due damigelle, e fu sí lungo l’aspettare; senza che, fresco le faceva troppo piú che voluto non avrebbe; che ella vide l’aurora apparire, per che, dolente che avvenuto non era ciò che lo scolare detto l’avea, seco disse: — Io temo che costui non m’abbia voluta dare una notte chente io diedi a lui; ma se per ciò questo m’ha fatto, mal s’è saputo vendicare, ché questa non è stata lunga per lo terzo che fu la sua: senza che, il freddo fu d’altra qualitá. — E perché il giorno quivi non la cogliesse, cominciò a volere smontar della torre, ma ella trovò non esservi la scala. Allora, quasi come se il mondo sotto i piedi venuto le fosse meno, le fuggí l’animo: e vinta cadde sopra il battuto della torre. E poi che le forze le ritornarono, miseramente cominciò a piagnere ed a dolersi, ed assai ben conoscendo questa dovere essere stata opera dello scolare, s’incominciò a ramaricare d’avere altrui offeso, ed appresso, d’essersi troppo fidata di colui il quale ella doveva meritamente creder nemico: ed in ciò stette lunghissimo spazio. Poi, riguardando se via alcuna da scender vi fosse e non veggendola, rincominciato il pianto, entrò in uno amaro pensiero, a se stessa dicendo: — O sventurata, che si dirá da’ tuoi fratelli, da’ parenti e