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novella settima 137

Eccomi qui, madonna; aprite per Dio, ché io muoio di freddo. — La donna disse: — O sí, che io so che tu se’ uno assiderato! ed anche è il freddo molto grande, perché costí sia un poco di neve! Giá so io che elle sono molto maggiori a Parigi. Io non ti posso ancora aprire, per ciò che questo mio maladetto fratello, che iersera ci venne meco a cenare, non se ne va ancora: ma egli se n’andrá tosto, ed io verrò incontanente ad aprirti. Io mi son testé con gran fatica scantonata da lui per venirti a confortare che l’aspettar non t’incresca. — Disse lo scolare: — Deh! madonna, io vi priego per Dio che voi m’apriate, acciò che io possa costí dentro stare al coperto, per ciò che da poco in qua s’è messa la piú folta neve del mondo, e nevica tuttavia; ed io v’attenderò quanto vi sará a grado. — Disse la donna: — Oimè! ben mio dolce, che io non posso, ché questo uscio fa sí gran romore quando s’apre, che leggermente sarei sentita da fratelmo, se io t’aprissi: ma io voglio andare a dirgli che se ne vada, acciò che io possa poi tornare ad aprirti. — Disse lo scolare: — Ora andate tosto, e priegovi che voi facciate fare un buon fuoco, acciò che, come io entrerò dentro, io mi possa riscaldare, ché io son tutto divenuto sí freddo, che appena sento di me. — Disse la donna: — Questo non dée potere essere, se quello è vero che tu m’hai piú volte scritto, cioè che tu per l’amor di me ardi tutto: ma io son certa che tu mi beffi. Ora io vo: aspèttati e sii di buon cuore. — L’amante, che tutto udiva ed aveva sommo piacere, con lei nel letto tornatosi, poco quella notte dormirono, anzi quasi tutta in lor diletto ed in farsi beffe dello scolar consumarono. Lo scolar cattivello, quasi cicogna divenuto, sí forte batteva i denti, accorgendosi d’esser beffato, piú volte tentò l’uscio se aprirlo potesse e riguardò se altronde ne potesse uscire: né veggendo il come, faccendo le volte del leone, maladiceva la qualitá del tempo, la malvagitá della donna e la lunghezza della notte insieme con la sua simplicitá; e sdegnato forte verso di lei, il lungo e fervente amor portatole subitamente in crudo ed acerbo odio trasmutò, seco gran cose e varie volgendo a trovar modo alla vendetta, la quale ora molto piú disiderava che prima d’esser con la donna non avea disiato.