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novella terza 87

fratelli che in Firenze erano in niuna cosa le loro spese grandissime limitavano, ogni giorno piú accattando. Ma poi che in piú anni niuno effetto seguir si vide alla speranza avuta, li tre fratelli non solamente la credenza perderono, ma volendo coloro che aver doveano esser pagati, furono subitamente presi, e non bastando al pagamento le lor possessioni, per lo rimanente rimasono in prigione, e le lor donne ed i figliuoli piccoletti qual se n’andò in contado e qual qua e qual lá assai poveramente in arnese, piú non sappiendo che aspettarsi dovessono, se non misera vita sempre. Alessandro, il quale in Inghilterra la pace piú anni aspettata avea, veggendo che ella non venía e parendogli quivi non meno in dubbio della vita sua che invano dimorare, diliberato di tornarsi in Italia, tutto soletto si mise in cammino. E per ventura, di Bruggia uscendo, vide n’usciva similmente uno abate bianco con molti monaci accompagnato e con molta famiglia e con gran salmeria avanti, al quale appresso venieno due cavalieri antichi e parenti del re, co’ quali, sí come con conoscenti, Alessandro accontatosi, da loro in compagnia fu volentieri ricevuto. Camminando adunque Alessandro con costoro, dolcemente gli domandò chi fossero monaci che con tanta famiglia cavalcavano avanti e dove andassono. Al quale l’un de’ cavalieri rispose: — Questi che avanti cavalca è un giovanetto nostro parente, nuovamente eletto abate d’una delle maggiori badie d’Inghilterra; e per ciò che egli è piú giovane che per le leggi non è conceduto a sí fatta dignitá, andiam noi con essolui a Roma ad impetrare dal santo padre che nel difetto della troppo giovane etá dispensi con lui, ed appresso nella dignitá il confermi: ma ciò non si vuol con altrui ragionare. — Camminando adunque il novello abate ora avanti ed ora appresso alla sua famiglia, sí come noi tutto il giorno veggiamo per cammino avvenir de’ signori, gli venne nel cammino presso di sé veduto Alessandro, il quale era giovane assai, di persona e di viso bellissimo, e quanto alcuno altro esser potesse, costumato e piacevole e di bella maniera; il quale maravigliosamente nella prima vista gli piacque quanto mai alcuna altra cosa gli fosse piaciuta, e chiamatolo a sé, con