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novella seconda 81

fede che aveva in lui. Ma san Giuliano, avendo a lui riguardo, senza troppo indugio gli apparecchiò buono albergo. Egli era in questo castello una donna vedova, del corpo bellissima quanto alcuna altra, la quale il marchese Azzo amava quanto la vita sua, e quivi ad istanza di sé la facea stare: e dimorava la predetta donna in quella casa, sotto lo sporto della quale Rinaldo s’era andato a dimorare. Ed era il dí dinanzi per ventura il marchese quivi venuto per doversi la notte giacere con essolei, ed in casa di lei medesima tacitamente aveva fatto fare un bagno, e nobilmente da cena: ed essendo ogni cosa presta, e niuna altra cosa che la venuta del marchese era da lei aspettata, avvenne che un fante giunse alla porta, il quale recò novelle al marchese per le quali a lui subitamente cavalcar convenne; per la qual cosa, mandato a dire alla donna che non l’attendesse, prestamente andò via. Onde la donna, un poco sconsolata, non sappiendo che farsi, diliberò d’entrare nel bagno fatto per lo marchese e poi cenare ed andarsi a letto; e cosí nel bagno se n’entrò. Era questo bagno vicino all’uscio dove il meschino Rinaldo s’era accostato fuori della terra; per che, stando la donna nel bagno, sentí il pianto ed il triemito che Rinaldo faceva, il quale pareva diventato una cicogna. Laonde, chiamata la sua fante, le disse: — Va’ su e guarda fuori del muro a piè di questo uscio chi v’è, e chi egli è e quel ch’el vi fa. — La fante andò, ed aiutandola la chiaritá dell’aere, vide costui in camiscia e scalzo quivi sedersi, come detto è, tremando forte; per che ella il domandò chi el fosse. E Rinaldo, sí forte tremando, che appena poteva le parole formare, chi el fosse e come e perché quivi, quanto piú brieve poté le disse, e poi pietosamente la cominciò a pregare che, se esser potesse, quivi non lo lasciasse di freddo la notte morire. La fante, divenutane pietosa, tornò alla donna ed ogni cosa le disse; la qual similmente pietá avendone, ricordatasi che di quello uscio aveva la chiave, il quale alcuna volta serviva alle occulte entrate del marchese, disse: — Va’ e pianamente gli apri; qui è questa cena e non saria chi mangiarla, e da poterlo albergar c’è assai. — La fante, di