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novella settima 55

venendo, il trovò desinare. Il quale lo ’nquisitor domandò se egli avesse la messa udita quella mattina. Al quale esso prestamente rispose: — Messer sí. — A cui lo ’nquisitor disse: — Udistú, in quella, cosa niuna della quale tu dubiti o vogline domandare? — Certo — rispose il buono uomo — di niuna cosa che io udissi dubito, anzi tutte per fermo le credo vere; udinne io bene alcuna che m’ha fatto e fa avere di voi e degli altri vostri frati grandissima compassione, pensando al malvagio stato che voi di lá nell’altra vita dovrete avere. — Disse allora lo ’nquisitore: — E quale fu quella parola che t’ha mosso ad aver questa compassion di noi? — Il buono uomo rispose: — Messere, ella fu quella parola dell’evangelio la qual dice: «Voi riceverete per ognun cento». — Lo ’nquisitore disse: — Questo è vero; ma perché t’ha per ciò questa parola commosso? — Messere, — rispose il buono uomo — io vel dirò. Poi che io usai qui, ho io ognidí veduto dar qui di fuori a molta povera gente quando una e quando due grandissime caldaie di broda, la quale a’ frati di questo convento ed a voi si toglie, sí come soperchia, davanti; per che, se per ognuna cento ve ne fieno rendute di lá, voi n’avrete tanta, che voi dentro tutti vi dovrete affogare. — Come che gli altri che alla tavola dello ’nquisitore erano tutti ridessono, lo ’nquisitore sentendo trafiggere la lor brodaiuola ipocresia tutto si turbò, e se non fosse che biasimo portava di quello che fatto avea, uno altro processo gli avrebbe addosso fatto, per ciò che con ridevol motto lui e gli altri poltroni aveva morsi: e per bizzarria gli comandò che quello che piú gli piacesse facesse senza piú davanti venirgli.

[VII]

Bergamino con una novella di Primasso e dell’abate di Cligni onestamente morde un’avarizia nuova venuta in messer Cane della Scala.


Mosse la piacevolezza d’Emilia e la sua novella la reina e ciascuno altro a ridere ed a commendare il nuovo avviso del crociato; ma poi che le risa rimase furono e racquetato