dolente giovane ed il cavaliere ed i cani, né guari stette che essi tutti furon quivi tra loro. Il romore fu fatto grande ed a’ cani ed al cavaliere, e molti per aiutare la giovane si fecero innanzi, ma il cavaliere, parlando loro come a Nastagio aveva parlato, non solamente gli fece indietro tirare, ma tutti gli spaventò e riempié di maraviglia: e faccendo quello che altra volta aveva fatto, quante donne v’aveva; ché ve n’aveva assai che parenti erano state e della dolente giovane e del cavaliere, e che si ricordavano dell’amore e della morte di lui; tutte cosí miseramente piagnevano come se a se medesime quello avesser veduto fare. La qual cosa al suo termine fornita, ed andata via la donna ed il cavaliere, mise costoro che ciò veduto aveano in molti e vari ragionamenti: ma tra gli altri che piú di spavento ebbero, fu la crudel giovane da Nastagio amata, la quale ogni cosa distintamente veduta avea ed udita, e conosciuto che a sé piú che ad altra persona che vi fosse queste cose toccavano, ricordandosi della crudeltá sempre da lei usata verso Nastagio; per che giá le parea fuggire dinanzi da lui adirato ed avere i mastini a’ fianchi. E tanta fu la paura che di questo le nacque, che, acciò che questo a lei non avvenisse, prima tempo non si vide, il quale quella medesima sera prestato le fu, che ella, avendo l’odio in amor tramutato, una sua fida cameriera segretamente a Nastagio mandò, la quale da parte di lei il pregò che gli dovesse piacere d’andare a lei, per ciò che ella era presta di far tutto ciò che fosse piacer di lui. Alla qual Nastagio fece rispondere che questo gli era a grado molto, ma che, dove le piacesse, con onor di lei voleva il suo piacere, e questo era sposandola per moglie. La giovane, la qual sapeva che da altrui che da lei rimaso non era che moglie di Nastagio stata non fosse, gli fece risponder che le piacea; per che, essendo ella medesima la messaggera, al padre ed alla madre disse che era contenta d’essere sposa di Nastagio, di che essi furon contenti molto: e la domenica seguente Nastagio sposatala e fatte le sue nozze, con lei piú tempo lietamente visse. E non fu questa paura cagione solamente di questo bene, anzi sí tutte le ravignane donne paurose ne divennero, che sempre poi troppo piú arrendevoli a’ piaceri degli uomini furono che prima state non erano.