investigando, nella Scalea gli fu detto, lei essere da marinai ciciliani portata via a Palermo; lá dove Gianni quanto piú tosto poté si fece portare, e quivi dopo molto cercare, trovato che la giovane era stata donata al re e per lui era nella Cuba guardata, fu forte turbato e quasi ogni speranza perdé, non che di doverla mai riavere, ma pur vedere. Ma pur, da amor ritenuto, mandatane la fregata, veggendo che da niun conosciuto v’era, si stette, e sovente dalla Cuba passando, gliele venne per ventura veduta un dí ad una finestra, ed ella vide lui; di che ciascun fu contento assai. E veggendo Gianni che il luogo era solingo, accostatosi come poté, le parlò, e da lei informato della maniera che a tenere avesse se piú da presso le volesse parlar, si partí, avendo prima per tutto considerata la disposizione del luogo; ed aspettata la notte, e di quella lasciata andar buona parte, lá se ne tornò, ed aggrappatosi per parti che non vi si sarebbono appiccati i picchi, nel giardin se n’entrò, ed in quello trovata un’antennetta, alla finestra dalla giovane insegnatagli l’appoggiò, e per quella assai leggermente se ne salí. La giovane, parendole il suo onore avere omai perduto, per la guardia del quale ella gli era alquanto nel passato stata salvatichetta, pensando a niuna persona piú degnamente che a costui potersi donare ed avvisando di poterlo inducere a portarla via, seco aveva preso di compiacergli in ogni suo disidèro, e per ciò aveva la finestra lasciata aperta, acciò che egli prestamente dentro potesse passare. Trovatala adunque Gianni aperta, chetamente se n’entrò dentro, ed alla giovane, che non dormiva, allato si coricò. La quale, prima che ad altro venissero, tutta la sua intenzion gli aperse, sommamente del trarla quindi e via portamela pregandolo; alla qual Gianni disse, niuna cosa quanto questa piacergli, e che senza alcun fallo, come da lei si partisse, in sí fatta maniera in ordine il metterebbe, che la prima volta che el vi tornasse, via ne la menerebbe. Ed appresso questo, con grandissimo piacere abbracciatisi, quel diletto presero oltre al quale niun maggiore ne puote Amor prestare; e poi che quello ebbero piú volte reiterato, senza accorgersene, nelle braccia l’un dell’altro s’addormentarono. Il