questi usurieri: io non ci ho a far nulla, anzi c’era venuto per dovergli ammonire e gastigare e tôrgli da questo abominevole guadagno; e credo mi sarebbe venuto fatto, se Iddio non m’avesse cosí visitato. Ma voi dovete sapere che mio padre mi lasciò ricco uomo, del cui avere, come egli fu morto, diedi la maggior parte per Dio; e poi, per sostentare la vita mia e per potere aiutare i poveri di Cristo, ho fatte mie piccole mercatantíe ed in quelle ho disiderato di guadagnare, e sempre co’ poveri di Dio, quello che guadagnato ho, ho partito per mezzo, la mia metá convertendo ne’ miei bisogni, l’altra metá dando loro: e di ciò m’ha sí bene il mio Creatore aiutato, che io ho sempre di bene in meglio fatti i fatti miei. — Bene hai fatto, — disse il frate — ma come ti se’ tu spesso adirato? — Oh! — disse ser Ciappelletto — cotesto vi dico io bene che io ho molto spesso fatto. E chi se ne potrebbe tenere, veggendo tutto il dí gli uomini fare le sconce cose, non servare i comandamenti di Dio, non temere i suoi giudici? Egli sono state assai volte il dí che io vorrei piú tosto essere stato morto che vivo, veggendo i giovani andar dietro alle vanitá ed udendogli giurare e spergiurare, andare alle taverne, non visitar le chiese e seguir piú tosto le vie del mondo che quella di Dio. — Disse allora il frate: — Figliuol mio, cotesta è buona ira, né io per me te ne saprei penitenza imporre. Ma per alcun caso avrebbeti l’ira potuto inducere a fare alcuno omicidio o a dire villania a persona o a fare alcuna altra ingiuria? — A cui ser Ciappelletto rispose: — Oimè! messere, o voi mi parete uomo di Dio: come dite voi coteste parole? O se io avessi avuto pure un pensieruzzo di fare qualunque s’è l’una delle cose che voi dite, credete voi che io creda che Iddio m’avesse tanto sostenuto? Coteste son cose da farle gli scherani ed i rei uomini, de’ quali qualunque ora io n’ho mai veduto alcuno, sempre ho detto: «Va’, che Iddio ti converta». — Allora disse il frate: — Or mi di’, figliuol mio, che benedetto sii tu da Dio: hai tu mai testimonianza niuna falsa detta contra alcuno o detto mal d’altrui o tolte dell’altrui cose senza piacere di colui di cui sono? — Mai messer sí, — rispose ser Ciappelletto — che io ho detto male d’altrui, per ciò che io ebbi